Laura, come nasce una Stupid Girl?
Durante le mie ultime mostre è capitato di frequente che, in merito ai lavori esposti, mi venisse fatta la domanda: “Con quale tecnica è realizzata?”. E non sempre la risposta “si tratta di una tecnica mista: collage, pittura acrilica, pastelli a olio, colori a olio e, alcune volte, inserti di stoffe” è stata sufficiente.
Perciò vi voglio raccontare tutto, passaggio per passaggio.
Una Stupid Girl nasce da una visione, seguita da ricerca compositiva e di materiali, vari tentativi, qualche intuizione e molta pazienza.
PROGETTO
Per prima cosa si deve focalizzare nella mia mente che cosa voglio esprimere e che composizione formale avrà, in base a ciò che mi serve scelgo il formato del supporto e dove collocare il soggetto.
Una volta che questo mi è chiaro, inizia la ricerca nelle edicole finchè non trovo una rivista “femminile” che mi soddisfi per qualità delle foto e della carta. Non potendole sfogliare in loco, spesso ne acquisto diverse.
Se il progetto prevede degli inserimenti particolari, allora la ricerca prosegue nei negozi dell’usato in cui posso trovare libri o enciclopedie mediche o su fauna e flora.
Una volta tornata in studio, sfoglio tutto il materiale e inizio a mettere da parte ciò che cattura la mia attenzione finchè non finisco sommersa dalla carta.
INCOLLAGGIO
Segue la fase dell’incollaggio.
Ho provato diverse colle e, a mio parere, la migliore rimane la vinavil perchè oltre a permettermi un riposizionamento della carta, mi garantisce anche la durata nel tempo.
Dopo aver diluito leggermente la colla, la stendo sul retro dell’immagine con un pennello, la faccio aderire al supporto e dopo passo un rullo per pasta così da distribuire la colla in maniera uniforme e da eliminare eventuali bolle d’aria.
PITTURA ACRILICA
Una volta che la colla è asciutta procedo con lo sfondo che, solitamente, ha tre mani di pittura acrilica.
Quindi con un’ocra rosa o un bianco antico vado a coprire interamente il volto lasciando liberi solo parte degli occhi, il naso e le labbra.
Contemporaneamente inizio a deformare l’immagine allungando o riducendo fronte e menti e cancellando ogni proporzione.
In questa fase utilizzo varie tonalità di terre, ocra, bruni inizialmente puri e poi tagliati con un medium (dal ritardante al vetrificante) così da poter ottenre delle sorte di velature che mi aiutino a costruire i volumi del volto.
Poi, principalmente col bianco e il nero dipingo colletti o vestiti o tentacoli.
Come colori utilizzo principalmente gli acrilici Maimeri e Lefranc Bourgeois.
PASTELLI A OLIO
Questa è la mia fase preferita ed è molto importante scegliere bene il materiale.
In commercio esistono tantissime varietà di pastelli, ma non tutti hanno la stessa resa: i migliori in assoluti sono i Sennelier che, inoltre, offrono una vasta gamma di ocre e terre; non sono male nemmeno i Caran d’Ache. Queste marche sono molto morbide perciò diventa più semplice “impastare” con le dita per ottenere una maggiore plasticità.
Parto dai toni più scuri per togliere fuori le luci.
Mai usare il nero per le ombre, il colore più scuro che utilizzo è il bruno Vandyck che doso in maniera estremamente parsimoniosa, se fossero necessari interventi più marcati li ottengo col verde vescica e il blu oltremare.
Anche il bianco va tenuto sotto controllo per evitare l’effetto muro, l’ideale è splamarlo con il giallo di Napoli per ottenere una maggiore luminosità.
PITTURA A OLIO
Utilizzo prevalentemente i Maimeri classico e i pennelli Borciani-Bonazzi dallo 003 al 2 con cui vado a delineare gli occhi, le sopracciglia capelli o copricapi e qualche linea di contorno.
DETTAGLI ANATOMICI
Come ultima fase inserisco mani e orecchie. Riempio la mia vecchia scrivania di giornali, libri e materiale precedentemente selezionato e scelgo orecchie e mani quasi mai proporzionate, ma che si integrino per colore o composizione.
VERNICE FINALE
Quando ritendo che il lavoro sia concluso e verifico che l’olio sia asciutto, do una spruzzata di vernice finale spray e lascio asciugare ulterioremente.
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