Rembrandt possedeva una tecnica di pittura ad olio raffinata ed eclettica, esaminiamola.
Si ritiene che questo artista abbia appreso il mestiere da Jacob van Swanenburgh e da Pieter Lastmann, senza dubbio ha preso spunti stilistici dalla tecnica fiamminga, dalla Tecnica Veneziana, e dalla Pittura Diretta alla Prima.
Osservando i suoi lavori, ti puoi accorgere di come abbia sperimentato tutti e tre gli approcci, muovendosi liberamente tra di essi per cercare di utilizzare i vantaggi tutte e tre le tecniche contemporaneamente. Nel corso del tempo, via via che si impadroniva di ciascun metodo, è riuscito a fondere i vari aspetti di ciascuno modo di pittura in uno stile personalssimo, ovviamente aggiungendo proprie innovazioni.
Alcuni dei suoi dipinti sono realizzati su tavola invece che su tela, questo era un tipico supporto usato dalla Tecnica Fiamminga, che sembra essere usata in modo prevalente in quei lavori. Invece in alcuni piccoli studi su pannello di legno, sembra che sia stata utilizzata una variante della Tecnica Diretta alla Prima. Nei lavori più grandi, realizzati su tela si vede che sono state impiegate insieme entrambe le tecniche: la Veneziana e la Diretta.
La preparazione utilizzata su pannelli di legno nella tecnica fiamminga è bianca, creata con alcune mani di gesso di Bologna e colla animale (detta di coniglio). Questa preparazione, classica per supportare la doratura a foglia d’oro, può essere levigata perfettamente per appianare le irregolarità della superficie del pannello. Una volta lisciata, la superficie riceveva uno strato di biacca in olio di lino; a volte la biacca era mescolata a nero, Terra d’Ombra, o Terra di Siena Bruciata e solitamente il tutto era coperto da una imprimatura trasparente di Terra d’Ombra Bruciata.
Rembrandt era una persona molto creativa, molto probabilmente variava la sua tecnica per adattarla alle esigenze di ciascuna opera. Di solito iniziava con marroni trasparenti, impostando il chiaroscuro delle masse principali in termini di buio e luce. Spesso, durante questa fase, impiegava bianco opaco per creare le luci forti.
Una volta completata questa fase, aspettava quasi sempre che la pittura asciugasse completamente prima di procedere ulteriormente. I colori venivano aggiunti su questa sottopittura marrone; Rembrandt procedeva dallo sfondo ai primi piani piuttosto che dipingere su tutta l’immagine in una sola volta. Era un maestro di manipolare la qualità e i livelli di trasparenza e opacità, sfruttando al massimo ed esaltando il potenziale della luminosità impostata dalla sottopittura che traspariva e scintillava sotto i colori trasparenti sovrapposti.
Come molti artisti dell’epoca, costruiva le luci con grasse pennellate di biacca spessa durante la creazione delle zone illuminate, modificando poi i colori delle alte luci con velature sottili, mezzepaste o sfregazzi, in modo che il risultato finale risultasse quasi tridimensionale nella sua resa della profondità.
Una delle innovazioni importanti introdotte da Rembrant consisteva nell’usare la coda appuntita del manico di un pennello per graffiare il colore fresco per individuare il brillio dei capelli, questa tecnica, usata in molti dei suoi ritratti, rivelava parti degli strati sottostanti o della imprimitura.
Le sue opere mostrano che egli non seguiva un’unica procedura, ma variava le sue scelte tecniche in base al risultato che progettava, all’effetto finale, che desiderava ottenere.
Non molto tempo dopo aver adottato l’innovazione di cui abbiamo appena scritto, iniziò a creare negli impasti opachi delle zone date con pennellate grasse che creavano superfici dalle trame tridimensionali. Questa modo di agire gli permetteva, con i successivi interventi di velatura e sfregatura con un panno umido di trementina, di migliorare la qualità tridimensionale delle superfici e la pelle.
Questo argomento è trattato in modo approfondito durante le lezioni dei corsi di disegno e pittura che Circolo d’Arti organizza a Cagliari, Senorbì e a Casa Spadaccino (loc. Su Loi, Capoterra), e nel corso sul web. Guarda la lista di tutti i corsi.
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