Il 6 novembre, allo Studio 53 in Via Napoli 53 a Cagliari, si è inaugurata la mostra Contus de perda, personale di Giorgio Corso.
L’esposizione offre una pittura di paesaggio che ha come oggetto la Sardegna, raccontata attraverso uno sguardo non turistico, descritta per tagli, luci, colore e movimenti di sapore neo cubo-futurista: un ritrovato dialogo, anche interiore, dell’artista con la sua terra, fatto di racconti fisici e immaginari dei luoghi e della memoria personale e collettiva.
Angoli urbani e paesaggi di miniera si fondono in un racconto appunto fatto di pietra, rude, aspra e amara nei paesaggi della dismissione mineraria, ordinata e piegata alla forma architettonica nei paesaggi urbani, ancora naturale in certi angoli sulcitani.
È la pietra a raccontare all’artista le sue storie, è essa che diviene oggetto dei “ritratti” che richiamano talvolta comparse umane o fantasmi di un tempo storico, di vita, di fatica e lotta sociale, talvolta oggetti dimenticati e la loro memoria.
Tre le sezioni della mostra, quasi frasi del “discorso” tra pittore e territorio dove ogni singola opera è parola ricca di significati: Biddas de perda, 10 quadri che raccontano vedute e angoli di città e paesi sardi, Su ki narat sa perda (o solo Perdas), 4 quadri di paesaggi pietrosi sardi, e infine Traballu de perda, 8 quadri di sapore più narrativo, legati alle suggestioni “storiche” che il paesaggio e le pietre hanno suggerito al nostro autore, ispirati al lavoro di miniera che fu e a ciò che oggi rimane di esso.





Nella prima sezione vedute dipinte precedentemente, già esposte in altre occasioni, si mischiano a quadri più recenti e ci offrono l’opportunità di cogliere le maturazioni dell’artista, l’evoluzione della sua ricerca cromatica che pare premiare negli ambienti cittadini scelte di grigio-azzurri contrastati da gialli luminosi con inediti tagli di piani e luci che ricompongono sulla tela lo spazio frammentato.
La tavolozza si arricchisce dei verdi e delle terre nella sezione Perdas, e risulta assai più variata, come nella frammentazione, nelle opere più recenti del gruppo Traballu de perda, a partire dal trittico Buggerru 1903, dove per la prima volta nei dipinti di Corso compare il rosso.
Simone Mereu
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