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come creare un fondo per dipingere: i fondi tinti

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Sono pochi i pittori che danno la giusta importanza alla preparazione di un fondo per dipingere le loro opere. Eppure ci sono moltissimi artisti contemporanei da cui prendere esempio.

Malgrado ciò spesso si vedono opere buttate li senza riflettere, su superfici cui manca preparazione e struttura (di solito piatta carta bianca).

Non dico che dipingere su superfici bianche e lisce non sia appropriato – a volte è addirittura necessario – ma, in molti casi, essere creativi nel trattare e strutturare le superfici su cui si dipinge può rivelarsi un’ottima scelta. In questo articolo esploreremo diversi e inusuali modi per preparare un fondo per dipingere. In modo da valutare quali possono essere i vantaggi per la tua pittura e come sia possibile integrare questa pratica in essa.

Un’opera di Andrew Young realizzata su una superficie trattata a collage mascherati con larghe pennellate chiare e colori sgocciolati:drew-young-artist

 

 

ma cosa è un “fondo”?

stampare su fondi di giornale

Il fondo bianco di questo lavoro di Alexander Pavely, è parzialmente oscurato dalla trama della stampa delle pagine di giornale che sono state applicate al sol fondo della tavola su cui poi sono stati stampati in rosso coprente una serie di palazzi resi al tratto. il contrasto tra la trama del testo e l’immagine graficizzata delle costruzioni risulta esaltato e significativo. La texture del testo è stata smorzata da una vernice bianca spray in zone opportune della superficie in modo da rendere meno assorbente la superficie e più adatta a ricevere la stampa.

Brevemente, per “fondo” si intende la base creata dal primo strato di vernice (o altro mezzo) su cui poi verrà realizzato il lavoro. È uno strato sottostante la pittura vera e propria, che può essere coperto interamente dagli interventi successivi, o lasciato visibile nel lavoro finale.Usare uno sfondo appropriato presenta notevoli vantaggi pratici, nonché alcune importanti risorse estetiche.

Per esempio:

  • stendere e fondere i colori è più facile. La maggior parte delle carte, tele, legni e tessuti su cui capita di dipingere sono molto porosi. Il solvente della vernice viene assorbito quasi immediatamente, di conseguenza essa diventa difficile da distribuire e da miscelare.
  • La vernice asciugando resta più ricca e vibrante. Senza un fondo che ‘sigilli’ la superficie su cui si dipinge, i colori con cui si lavora seccano prematuramente creando i cosiddetti “prosciughi”: zone in cui le tinte appaiono un po’ piatte e opache, senza la loro lucentezza naturale (se non avete mai usato alcun tipo di fondo, non avete avuto modo di apprezzare quanto corposa e bella può apparire una pittura che ha avuto modo di asciugare lentamente).
  • kim-naumann-artist

    Questo dipinto dell’artista Kim Naumann è stato realizzato su un collage di carte ruvide, ad esempio carte da parati e da regalo. Le velature blu e marroni della parte superiore del lavoro si sono insinuate nelle pieghe e rientranze, mettendone in evidenza la trama decorativa e creando un bellissimo terreno per la pittura successiva.

    Si può dipingere su una più ampia gamma di superfici. Molti materiali lucidi, respingono la pittura. Esistono preparazioni professionali come il cosiddetto gesso acrilico progettati per aderire a tali superfici e creare una base perfetta per dipingere.

  • Trame. Un fondo può essere usato per smorzare le imperfezioni delle superfici sottostanti oppure può essere usato per creare nuove strutture superficiali
  • Materiali fragili possono essere rafforzati. Un foglio di carta diventa più rigido e resistente se coperto di un fondo di un certo spessore (talvolta è necessario dipingere entrambi i lati per impedire che si deformi). La robustezza della carta di supporto è particolarmente utile se successivamente andranno aggiunti collage o elementi pesanti.
  • Un fondo intermedio permette di coprire facilmente i colori sottostanti.
    Questo dipinto dall'artista Ian Francis è stato dipinto su fondo nero. Uno sfondo del genere costringe ad applicare i colori sovrastanti in grossi strati o con più mani e può contribuire a creare profonde ombre portate.

    Questo dipinto dall’artista Ian Francis è stato dipinto su fondo nero. Uno sfondo del genere costringe ad applicare i colori sovrastanti in grossi strati o con più mani e può contribuire a creare profonde ombre portate.

    Uno spesso strado di fondo riduce il numero di strati necessari per coprire una superficie sottostante intensamente colorata.

  • Si finisce prima. Se un fondo base rimane parzialmente, o completamente, visibile nel lavoro finito, si può finire più rapidamente l’opera. Anche se a un livello molto semplice, il lavoro è già parzialmente fatto: la tela è coperta interamente già in partenza (leggi anche l’articolo 15 modi per disegnare e dipingere più in fretta).
  • La pittura risulta più fresca e “autentica”. Perché un fondo interessante crea una superficie più ricca e varia, che offre maggiori opportunità per l’artista di interagire realmente con l’opera su più livelli, che danno alla storia maggiore profondità.

Qui sotto una interessante immagine di: Sam Winston (below).sam-winston-artist

 

Una impressionante immagine di Michael Shapcott:michael-shapcott-art

 

Questo incredibile dipinto di Michael Shapcott compone strati di colore, spruzzi, velature, su cui l’autore ha ulteriormente dipinto in modo figurativo, creando un ricco, vivace lavoro a più livelli.

Nel prossimo articolo di questa serie esamineremo diverse possibilità di creare fondi: sia classiche che innovative. Per cui tornateci a trovare o iscrivetevi alla mailing list (qui sotto trovate il modulo) per non perdere l’uscita dei nuovi articoli.


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Acquerello: pittura cieca, un esercizio per vedere gli alberi con gli occhi di un artista

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Insegnare a disegnare o dipingere, spiegare tecniche, trucchi, sistemi antichi o moderni per gestire le proporzioni è abbastanza facile, specie se si ha un programma definito con delle tappe precise…
Ci credi?
Questo è vero ma è solo una parte della sostanza dell’insegnamento, quella che serve a tranquillizzarmi e pensare di sufficientemente preparata sull’argomento. Amo profondamente quello che insegno e vorrei comunicare per vie non razionali, trasmettere lo stato alterato di coscienza che raggiungo durante il lavoro e l’attenzione e la concentrazione necessaria per riuscire a VEDERE.
alberiQuesto risultato non è facilmente raggiungibile, vuoi perché, come ogni meditazione che si rispetti, va fatta in solitudine, vuoi perché tendiamo a dare troppe indicazioni ed impediamo all’allievo di scoprire le cose con i suoi tempi, e ancora perché chiunque impari spesso ha paura di sbagliare e controlla quello che fa ergendosi a giudice di ancora prima di iniziare il lavoro, insomma, non è un compito facile.
Un esempio: dobbiamo disegnare o dipingere un albero. Ti mostro la foto, ti spiego che il tronco ha una certa texture, che i rami hanno un verso, una distribuzione ciclica, un andamento verso l’alto o il basso, che la chioma può essere compatta o rada e ti invito ad osservare con attenzione l’albero e tentare di riprodurne gli andamenti. Facciamo un bozzetto a matita prima di dipingere, per vedere le ombre e le luci…insomma, facciamo tutto il necessario perché il lavoro proceda.
Eppure non sempre tutto questo funziona. A questo bisognerebbe aggiungere ore, ore e ore di esercizi, prove e controprove sino a raggiungere quello “stato di grazia” che ci permette di “essere nell’albero” e quindi poterlo riprodurre. Tutto ciò è in contrasto con i tempi di un insegnamento necessariamente concentrato e con il tuo desiderio  di ottenere risultati soddisfacenti.
Per superare questi ostacoli sto sperimentando un metodo già conosciuto ed applicato da Betty Edwards, il disegno cieco, applicandolo però alla pittura ad acquerello.
Si tratta di dipingere la chioma di un albero, meglio se rada, concentrandoti su un punto specifico ed osservandolo con attenzione. Il foglio di lavoro deve essere sistemato di lato in modo da non vederlo e col pennello dipingiamo seguendo con gli occhi gli andamenti delle foglie e riproducendoli senza guardare mai il lavoro. In questo caso il soggetto era un albero rado, con molti spazi tra i rami e ciuffi di foglie leggere che sfumavano all’esterno. Per fare questo lavoro abbiamo utilizzato un vecchio pennello piatto di setola, lavorandolo con le mani in modo da allargarlo al centro e picchiettando il colore sul foglio.libromachette-300x158
Ho utilizzato questo metodo perché l’allievo tendeva a controllare il lavoro e stabilire contorni netti là dove non esistevano. Dare un contorno alle cose, in questo caso alla chioma di un albero, è una tendenza comune. I bordi, le righe e i margini tendono a rassicurare mentre il segno istintivo senza contorni netti mette in uno stato di insicurezza.
Cercare di dipingere senza vedere è una dura prova e mette in gioco in particolare il nostro approccio alla pittura e l’atteggiamento di controllo che assumiamo.
Mentre dipingi guardi più a lungo il soggetto piuttosto che il lavoro, noti i più piccoli particolari, le ombre, il modo speciale in cui la luce lo colpisce, quel riflesso etc…e mentre lavori entri in uno stato magico e meditativo che ti permette di notare anche i più piccoli particolari, o, nel caso di una pittura alla prima, di cogliere gli andamenti generali delle cose: il movimento dell’acqua, il verso dei capelli mossi dal vento, la linea generale di un corpo fermo o in movimento.
Questo esercizio ha la funzione di rompere gli schemi e di creare una rottura metodologica aiutandoti a riconoscere il tuo tentativo di controllo e quindi ad aiutarlo a GUARDARE realmente ciò che ha di fronte.
I risultati sono strabilianti. Sicuramente il soggetto dipinto non è uguale a quello che hai davanti, ma ne coglie l’intima sostanza.
Una volta fatto l’esercizio, si prosegue applicando la giusta metodologia, cioé guardando il soggetto e spostando lo sguardo ogni tanto sulla la posizione del pennello.
Ogni volta che non riesci a cogliere le forme e gli andamenti di ciò che hai davanti, fermati e utilizza questo esercizio. Ti aiuterà a guardare come guarda un artista.

L’ESERCIZIO IN TAPPE

1) la preparazione (il rito di preparazione è fondamentale, ti predispone alla concentrazione)
Sistema il tuo soggetto (foto dell’albero in questo caso) di fronte a te su un tavolo e la sedia di fronte al soggetto. una volta seduto, posiziona il foglio alla tua destra o sinistra per i mancini. La posizione del foglio è importante: non posizionartelo di fronte perché la tentazione di allungare lo sguardo sarà troppo forte e ti impedirà di concentrarti.
Prepara una quantità di colore sufficiente e l’acqua e sistemali in modo da non doverti muovere
prima prova dell'allieva. Notate l'andamento regolare e troppo rigido della chioma.

prima prova dell’allieva. Notate l’andamento regolare e troppo rigido della chioma.

pittura cieca, il dipinto risulta più naturale. I rami sono stati aggiunti successivamente.

pittura cieca, il dipinto risulta più naturale. I rami sono stati aggiunti successivamente.

2) Guarda con attenzione il soggetto e scegli un particolare della chioma da copiare, prepara il pennello col colore e prova alcune volte per verificare che a una certa pressione corrisponda un segno leggibile.

3) Adesso inizia. Concentra lo sguardo sul particolare scelto e segui tutti gli andamenti delle foglie, come si muovono, se verso l’alto o verso il basso, se formano una raggiera, se sono raggruppate o rade, e contemporaneamente dipingi. Muovi lo sguardo e  dai l’impulso alla mano di dipingere quello che stai guardando. Interrompi ogni tanto, controlla quello che hai fatto, ruota il foglio e riprendi da un altro punto.
Non giudicare.
Alla fine controlla il risultato, meglio ancora se lo confronti con il primo tentativo di riprodurre la chioma dell’albero. Ti meraviglierai del risultato.
dimostrazione della tecnica di Lucia Vallifuoco

dimostrazione della tecnica di Lucia Vallifuoco

Questo esercizio può essere utilizzato da chiunque quando ha un calo di attenzione o è distratto dall’ambiente circostante, e aiuta a trovare lo stato d’animo necessario per dipingere.
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Buon lavoro
Lucia Vallifuoco

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quando si scatena l’avversario della creatività: l’inerzia

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06-LInnamoratoNell’articolo “l’arte e la vita non vissuta: una via per salvarsi dall’Inerzia” abbiamo presentato il principale avversario della nostra naturale creatività. Ecco una lista, in ordine sparso, delle attività, che più comunemente risvegliano l’avversario: l’Inerzia.
  • l’inizio di una qualsiasi attività che abbia come obiettivo un risultato creativo o innovativo;
  • Il lancio di qualsiasi attività imprenditoriale o impresa, a scopo di lucro o altro;
  • Iniziare qualsiasi regime di dieta o salutare;
  • Qualsiasi programma di crescita spirituale;
  • Qualsiasi attività il cui scopo è rinforzare gli addominali o di snellimento;
  • Ogni corso o programma progettato per superare un’abitudine malsana o una dipendenza;
  • Programmi di istruzione di ogni genere;
  • Qualsiasi atto di coraggio politico, morale, o etico, compresa la decisione di cambiare in meglio, in noi stessi, alcuni modelli sbagliati di pensiero o di comportamento;
  • Iniziare qualsiasi impresa il cui obiettivo è quello di aiutare gli altri;
  • Ogni atto che comporti un impegno del cuore. Decidere di sposarsi, di avere un figlio, porre un punto fermo in un rapporto;
  • Adottare qualsiasi posizione di principio di fronte alle avversità;

In altre parole, qualsiasi atto che rifiuta una immediata gratificazione in favore di una crescita a lungo termine, la salute, o l’integrità; Detto in un altro modo, ogni atto che deriva dalla nostra natura superiore invece dai bassi istinti. Ognuna di queste scelte farà attivare la resistenza dell’Inerzia.

Tu che ne pensi? Mi interessa molto conoscere le tue impressioni e riflessioni su questo argomento.

Nei prossimi articoli di questa serie vorrei cercare di capire quali sono le caratteristiche e come si manifesta l’Inerzia.

Perché, come dice il Dalai Lama “Il nemico è un ottimo insegnante” 

Questo articolo fa parte della una serie “arte e autorealizzazione” legata al “Gioco dell’Artista“. Il precedente articolo è:


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guida ai fondi per la pittura

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Come abbiamo visto nell’articolo sui “fondi tinti” e sull’uso creativo della pittura lavorare su fondi elaborati con soluzioni creative può dare una nuova svolta espressiva alla tua pittura.

Cominciamo ad esaminare in pratica una serie di fondi per rendere più interessanti e ricchi i tuoi lavori e stimolante il tuo modo di dipingere.

Fondi a gesso acrilico

 

graphite-drawing

Questo disegno a grafite, su un fondo a tecnica mista, bloccato sulla superficie da un sottile strato di gesso, è stato creato dalla bravissima Georgia Shattky. Nota come nelle zone in cui è stato applicato il gesso (le strisce strutturate, create in diagonale attraverso il centro) la superficie granulosa rende le linee a matita molto più scure e impossibili da cancellare (al massimo si possono sbaffare).

Il gesso acrilico è una preparazione professionale formulata specificamente per creare superfici adatte alla pittura artistica. Si lega bene ad una vasta gamma di materiali e ha una struttura calcarea che è ottima come superficie pittorica. Di solito è più sottile della vernice (così si può  stendere su grandi aree facilmente), anche se le diverse marche hanno diverse consistenze. Le varietà di spessore maggiore possono anche essere utilizzate per creare effetti scultorei o levigati per una finitura liscia. I fondi a gesso sono generalmente consigliabili quando si sta disegnando o dipingendo su qualcosa che è extra assorbente o impermeabile alla pittura. Non è necessario per la maggior parte delle carte (anche se può essere vantaggioso, per i motivi sopra elencati).

Di solito il gesso è fornito di colore bianco ma può essere facilmente impastato con altri pigmenti colorati, colori acrilici, tinte lavabili o materiali come sabbia, pomice in polvere (ottimo per la preparazione di fondi per il pastello) e i materiali più disparati.Il gesso acrilico, non ha la stessa finitura lucida dei colori acrilici, per questo non è consigliabile che esso sia lasciato in parte scoperto, a lavoro finito, in questi casi bisogna provvedere a proteggere la superficie con una mano di Gel acrilico da impasto o con una vernice finale lucida o satinata, per evitare un effetto “prosciugo”.

Se scegli un fondo colorato, è conveniente usare un colore che sarà prevalente nell’opera finita, come in questo esempio di Adrian Gottlieb.

adrian-gottlieb-artist

Fondi ad acrilico

Se il fondo a gesso acrilico è già pronto (perché lavori su una tela acquistata) si può usare una mano di pittura acrilica del colore che ritieni giusto per creare il fondo che ti conviene. Quest’ultima soluzione può sembrare meno costosa e più rapida ma bisogna tener conto del fatto che la superficie così ottenuta sarà lucida e che i colori applicati successivamente troveranno una superficie più scivolosa. (Anche se alcuni preferiscono questo tipo di superficie scivolosa a quella secca e aggrappante del gesso). Diluire la pittura con acqua, attenua il  problema.

Un fondo acrilico può essere usato anche parzialmente per creare sottopitture in aree specifiche, come nell’esempio qui sotto di Linda Mann.linda-mann-artist

 

gcse-sketchbook

A fianco una eccezionale pagina da un quaderno di bozzetti: le tre opere colorate sono state create ciascuna su un fondi acrilici.

Sfondi compatti ad acrilico (così come altri motivi descritti in questa pagina), possono essere parte integrante di unprogetto artistico o di uno studio. Nelle belle pagine mostrate a fianco (di da Nikau Hindin) – parte di un progetto di Arte e Design – tre dei quattro studi sono stati completati su un terreno di acrilico. Nota che i bordi sono frastagliati e irregolari, in modo da creare la sensazione di un ‘work in progress’ sperimentale, tipico di una pagina di bozzetti. Come accennato in precedenza, il colore di ciascuno sfondo è il colore più comune in ogni singola opera così che ampie aree di sfondo possono essere lasciate completamente visibili. Avere un fondo da lasciare visibile nel lavoro finale accelera chiaramente il processo pittorico – un fattore che è molto importante per un pittore.lyndon-hayes-artistL’opera a sinistra, di Lyndon Hayes, mostra un approccio all’uso dei fondi piuttosto moderno.

Non solo il fondo è marrone di una tonalità media, utile per l’incarnato del corridore, ma una grande distesa di fondo resta visibile in primo piano nel lavoro.

Fondi dalle tessiture disordinate

Quando si comincia a dare al fondo la stessa dedizione ed entusiasmo che si riserva al soggetto del quadro stesso, comincia il divertimento. Uno sfondo gestuale e disordinato può essere molto adatto per esercizi con bozzetti rapidi e, in molti casi, offre una alternativa valida a un disegno figurativo troppo strettamente controllato che spesso è superfluo se non controproducente. Motivi di tessiture possono anche essere utilizzati come elementi che offrono trama agli oggetti all’interno dell’opera e per la creazione di una superfici visivamente interessanti.jane-mitchell-artist

Nell’esempio a destra, realizzato da Jane Mitchell, la carrozzina da bambino semi-trasparente è stata dipinta su un fondo strutturato – creando un’atmosfera di decadenza e abbandono. Il lavoro suggerisce degrado urbano; momenti dimenticati nel tempo; un’istantanea dell’esistenza umana in un fatiscente, mondo eroso.

 

Un disegno a pastello di Adiefineart:

pastel on acrylic ground

Un espressivo disegno a pastello su sfondo acrilico: un ottimo esempio di uso perfetto dei mezzi per l’esplorazione con bozzetto

 

Fondi fatti a velature ad acrilico, inchiostro o acquerello

Accattivante lavoro di Stella Im Hultberg:stella-im-hultberg-tea-stain

 

Quando si realizza un fondo utilizzando un mezzo acquoso, esso asciugando crea splendidi modelli inaspettati. Ecco due belle opere di Stella Im Hultberg su un fondo di carta macchiato di tè.

Potresti innamorarti di questi fondi prodotti con velature o guazzi dei medium più impensati. Vernici acquose, inchiostri o tinture, caffè, tè spruzzati o distribuiti in modo selvatico, in percorsi irregolari, infiltrazioni e ristagni: i risultati sono magici. Quando si realizza un fondo acquoso di questo tipo, si sente di abbracciare un senso di libertà che offre possibilità infinite. Ti può capitare di trascorrere un’intera seduta di lavoro – o una serata a casa – facendo un mucchio di meravigliosi fondi folli. Hai bisogno di fogli spessi e resistenti all’acqua (carta da acquerello da 300 gr, per esempio), di scarti di recupero o altre cose casuali e sbatterli in acqua, imbrattarli di inchiostro o slavarli con acrilico, sgocciolarli, spugnarli, sfregarli con stracci o pennelli vecchi. Schizza colore ovunque poi spalma, nebulizza colore con quegli spruzzatori da giardinaggio per diffondere una nebbia sottile di pioggia inchiostro.acrylic-wash-background

 

Questo disegno di Amiria Robinson è stato realizzato usando grafite e matita bianca su velature di acrilico. l fondo è stato creato usando tre differenti slavature di colori acrilici: giallo ocra, terra di siena bruciata e blu di prussia, applicati quando lo strato precedente era ancora bagnato con un grosso pennello piatto semi asciutto.IGCSE-art-examination

 

Qui sopra una bella tavola creata da Georgia Shattky. Il fondo è stato ottenuto usando velature acriliche sottili, la frutta, la verdura e le pieghe del tessuto sono disegnate con matite colorate. Sapientemente composto e disegnato con precisione, il fondo chiazzato dà a questo lavoro un elemento creativo che lo rende fuori dal comune.

Bellissima superficie con schizzi e gocciolature di inchiostro indiano di Lisa Sarsfield:indian-ink-and-water

 

Creato con schizzi di china su carta bagnata questo fondo, una volta asciutto, è stato colorato con una tintura ottenuta dal mallo di noci bollito. Sebbene creato per un esercizio di collage, questo sarebbe un grande fondo per un dipinto.

Una immagine che cattura l’occhio del graphic designer Graham Smith:ink-wash-ground

 

Campiture di colore sono state piazzate attentamente per dirigere l’attenzione dello spettatore.

L’artista Andrew Young, lavora lasciando colare il colore fuori dal quadro fin sul muro:andrew-young-artist

 

 

Usare medium per cracklé

Il medium per cracklé si può usare per creare un fondo che abbia un apparenza invecchiata e antica. L’uso di un pennello scarico di medium aumenta l’effetto. Anche se è opportuno fare attenzione per evitare l’uso gratuito di mezzi come questo, può essere comunque una sperimentazione interessante.

Immagine presa da un tutorial su come fare un effetto cracklé usando colla come medium. credit: Makethebestofthingscrackle-medium-glue

 

Effetto cracklé fatto in casa usando colla

Gommalacca 

La gommalacca è una vernice usata anticamente per la lucidatura dei mobili, si può trovare a poco prezzo nelle vecchie mestichere sotto forma di scaglie. Ha un colore ambrato e può essere usata sciolta in alcool come fondo sigillante per la superficie prima di dipingerci sopra. Essa è solitamente applicata dopo che il disegno è stato fatto, dato che la gommalacca è trasparente le linee del disegno si continueranno a vedere (al massimo potranno risultare un po’  sbaffate). Normalmente è meglio completare il disegno prima di applicare la gommalacca dato che poi è molto difficile disegnare a matita su di essa, dato che essa presenterà una superficie lucida e e dura. A volte è difficile anche dipingerci su dato che alcune pitture creano una pellicola superficiale che non aderisce al fondo a gommalacca e si stacca.shellac-painting-ground

 

Un dettaglio di un dipinto di Amiria Robinson, che ha un fondo a gomma lacca e tecniche miste, gli strati sono visibili sulla superficie della tavola perché essi sono stati intenzionalmente scheggiati, esponendo lo strato di gomma lacca sottostante.

Fondi traslucidijanet-nechama-miller-encaustic

 

L’artista Janet Nechama Miller dipinge ad encausto (sovrapponendo strati di cera mista con colori ad olio). Anche molto al di sotto di questi strati di cera, il fondooriginario può ancora essere visto sbirciando attraverso gli strati di colore.

Un medium in gel può essere particolarmente utile quando si dipinge su una superficie (come una mappa o un pezzo macchiato di legno) che ha segni interessanti che si desidera conservare.

Encaustic (wax mixed with oil paint) can also be used when working over old salvaged materials, as in the awesome example to the right by Janet Nechama.

 

IN CONCLUSIONE…

Sceglier di usare fondi su cui dipingere che siano di per se variati e interessanti può aggiungere una particolare atmosfera e maggior interesse alle tue opere.

Questo articolo fa parte di una serie sulle tecniche pittoriche innovative. Ti invito a leggere anche gli altri articoli della serie: “uso creativo della pittura: oltre il pennello” e “come creare un fondo per dipingere: i fondi tinti“.


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Rivalità in Arte nel Rinascimento

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Tre geni assoluti in guerra tra loro

Sono sempre rimasto colpito e affascinato dalle storie dei grandi artisti del Rinascimento ed ho notato come tutti i grandi momenti importanti di evoluzione dell’arte, siano stati connotati da contrasti e a volte da vere e proprie rivalità tra i protagonisti principali di quella specifica rivoluzione culturale.

Ho anche visto come questi giganti nella loro arte cadessero vittima di rivalità e gelosie a volte anche meschine che li mettevano in contrasto, al punto di farsi dispetti e denigrarsi l’uno con l’altro, di cercare di rubarsi le commesse e gli incarichi o di tentare di sabotare il lavoro e la fama del rivale.

La storia dell’arte del Rinascimento ci da molte notizie riguardo a questo aspetto: la diatriba forse più nota e significativa è stata quella che ha visto contrapporsi Leonardo, Michelangelo e Raffaello.

Andiamo con ordine

Che Michelangelo, Raffaello e Leonardo non si amassero è storia nota, l’anedottica che li riguarda è ricca di episodi che sottolinea le loro diversità

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Michelangelo: ruvido, scontroso, introverso e tormentato, che riversò i pensieri più profondi in notevoli versi poetici.

Leonardo, al contrario amava inventare barzellette e raccontarle per intrattenere le gaudenti corti nelle quali visse, da Milano alla Francia. Oggi lo definiremmo un “uomo di mondo”: estroverso, brillante.

Raffaello, bello, raffinato appassionato, amatissimo dalle donne, più giovane e fortunato del suo collega Michelangelo, figlio d’arte come Mozart e come il grande musicista venuto a mancare troppo presto.

Michelangelo e Leonardo

Nel luglio del 1501 Michelangelo Buonarroti fu richiamato a Firenze, sull’onda della fama che si era guadagnato grazie alla Pietà del Vaticano, per lavorare ad una statua di proporzioni grandiose: un David, da ricavare da un grande blocco di marmo di Carrara che nessun altro scultore aveva voluto usare perché difettoso e sproporzionato

Michelangelo: la Pietà

Michelangelo: Il DavidMichelangelo's_David.JPG

Aveva solo 26 anni, ma era già il più famoso e ben pagato artista dell’epoca. Accettò la sfida nel 1501 e fino al 1504 lavorò incessantemente, senza aiuti, spesso vestendo gli stessi panni per giorni, sempre nascosto dietro una fitta impalcatura di legno.

Nel gennaio del 1504 la statua, di 4,10 mt e cinque tonnellate di peso, fu svelata agli occhi della commissione dell’Opera del Duomo e al Gonfaloniere della Repubblica Fiorentina, Pier Soderini.

La scultura suscitò da subito meraviglia e stupore, era magnifica e straordinaria. Fu deciso di riunire una commissione di artisti, di cui faceva parte anche Leonardo da Vinci, per decidere dove collocare il capolavoro.

Si scatenò un dibattito acceso tra chi – come Leonardo – voleva che la statua fosse posta dove all’inizio era stata destinata: su uno dei contrafforti della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, a circa 80 metri d’altezza; e chi voleva per la statua una collocazione più degna.

Per farla breve, successe che, in piena notte, “il Gigante” passò sotto gli occhi attoniti dei fiorentini, rotolando su tronchi di legno nelle vie del centro fino a Piazza Signoria dove fu posta.

L’episodio segnala la rivalità che subito si era accesa tra Leonardo e Michelangelo, dovuta probabilmente sia la conflitto tra generazioni diverse, (Leonardo aveva 23 anni più di Michelangelo), sia a concezioni artistiche inconciliabili: da un lato la razionalità, l’abito rigorosamente scientifico di Leonardo e il primato da  lui accordato alla pittura su tutte le arti, dall’altro la profonda spiritualità di Michelangelo e la sua ferma convinzione della assoluta superiorita della scultura, che, con perfetto spirito di  coerenza, riesce a trarre anche dalla pittura effetti di rilievo tipicamente scultorei.  

Essi incarnarono istanze totalmente opposte: Leonardo non teme di emanciparsi  dalla tradizione; Michelangelo, al contrario, appare compiaciuto di continuarla.  La forma plastica era l’ideale della scuola fiorentina. Leonardo la considerava in rapporto all’atmosfera  che la circondava. Innovazione felice e tutt’ora attuale e moderna. Michelangelo faceva della plasticita il cardine  della sua arte.  Leonardo inneggiava alla prospettiva.  Michelangelo, preferì dimenticarla o, tutt’al più, avvalersene solo in funzione del rilievo plastico.

Un aneddoto rivelatore

Un manoscritto redatto alla metà del cinquecento, l’ “Anonimo magliabechiano”, racconta di uno scontro che i due artisti avrebbero avuto nella pubblica via al tempo in cui entrambi si trovavano a Firenze. 

“Passando dritto Leonardo insieme con Giovanni da Gavine. da Santa Trinità […] dove era una ragunata di uomini da bene e dove si disputava un passo di Dante, chiamarono detto Lionardo diccendogli che dichiarasse loro quel passo […] E a caso appunto passò di qui Michele Agnolo, e chiamato da uno di loro, rispose Leonardo: – Michele Agnolo ve lo dichiarerà egli. Di che parendo a Michelagnolo l’avesse detto per sbeffarlo, con ira gli rispose – Dichiarolo pur tu, che facesti un disegno di un cavallo per gittarlo di bronzo (la statua equestre non realizzata di Francesco Sforza) e non lo potesti gittare e per la vergogna lo lasciasti stare”. E detto questo voltò loro le rene e andò via, dove rimase Lionardo che per le dette parole diventò rosso”

Una sfida diretta

Nel 1504, Michelangelo ebbe un altro importante incarico pubblico, l’affresco della “Battaglia di Cascina” per la sala del Gran Consiglio – in Palazzo della Signoria, proprio nella parete di fronte a dove il suo temibile avversario Leonardo, avrebbe realizzato un’opera sulla “Battaglia di Anghiari”. 

Firenze intendeva così celebrare la gloria repubblicana rievocando due vittoriosi scontri: quello che  aveva opposto fiorentini e pisani a Cascina, nel 1364, e quello di Anghiari contro i milanesi, nel 1440.

Le autorità avevano chiamato i due massimi artisti presenti in città, impegnandoli a “singolar tenzone” per ricavarne così il meglio.

La sfida si preannunciava interessante: i due avrebbero dovuto lavorare a confronto, contemporaneamente, su due pareti opposte. Purtroppo andò a finire che né l’uno né l’altro riuscì a completare la propria opera.

E non che non ci provassero; anzi: entrambi prepararono degli strepitosi cartoni (perduti) dei rispettivi affreschi, che furono esposti e giudicati superlativi dai contemporanei, servendo poi da materiale di studio per varie generazioni di artisti, alle cui copie si deve la trasmissione della rappresentazione originale.

Leonardo si era concentrato sulla scena della battaglia, sull’urto dei corpi e delle armi, rappresentando una scena spettacolare che avrebbe turbato tutti per la dinamica ed esplicita ferocia

Leonardo: la battaglia di Anghiari

Michelangelo aveva scelto un episodio narrato dalla “Cronica” trecentesca di Giovanni Villani, ritraendo i soldati fiorentini nel momento in cui, accampatisi presso Cascina, si stavano concedendo un bagno in Arno: quand’ecco che all’improvviso venne dato l’allarme che costrinse i prodi guerrieri a rivestirsi in fretta per fronteggiare l’attacco.

Michelangelo: la battaglia di Cascina

Michelangelo: lo studio del nudo

Come nella sua opera giovanile, la Battaglia dei centauri, è ancora una volta lo studio del nudo ciò che soprattutto sembra interessare Buonarroti: la dinamicità, l’energia e la concitazione di quei corpi virili nelle loro varie risposte di fronte al fattore sorpresa (Vasari ammirava soprattutto il vecchio soldato seduto in primo piano, sulla destra che si infila più svelto che può le brache sulle gambe bagnate).

Leonardo: gli effetti pittorici

Anche dal punto di vista tecnico le differenze si facevano sentire: Leonardo puntava essenzialmente sull’effetto pittorico, sulla composizione dinamica e sulla psicologia dei contendenti, compresa quella dei cavalli, uno dei quali ferocemente morde quello dell’avversario.

Michelangelo invece, che si sentì sempre e soprattutto scultore, aveva disegnato una serie di figure statuarie dal forte impatto plastico.

La scuola del mondo

Quel che ci rimane è il racconto di ciò che accadde quando fu deciso di esporre in mostra i cartoni preparatori nel palazzo dei Medici all’ammirata curiosita della folla.

Fu un vero  trionfo. Gli artisti, specialmente, sostavano incantati di fronte ai due prodigiosi  lavori, e li analizzavano, con incredibile pazienza, per poi riprodurli in una serie di  copie più o meno felici.  

L’assoluta disparita di vedute dei due artisti si rivelo, in maniera esplicita, in quei  grandi cartoni preparatori, che Benvenuto Cellini, con particolare rispetto, defini  “La scuola del mondo”.

Lo sconcerto di Raffaello

Con la stessa rispettosa ammirazione dei suoi colleghi, un giovane artista,  desideroso di apprendere, si avvicinò ai due capolavori: Raffaello Sanzio.  

Per l’Urbinate quello fu il primo incontro con lo stile di Leonardo e di  Michelangelo, e ne riporto una impressione profonda.

Il Buonarroti sopratutto esercitò sul sensibile Raffaello una particolare  influenza.  I due artisti si conobbero, in seguito, a Roma, alla Corte pontificia del  battagliero Giulio II. Si conobbero, ma non si compresero, e, per conseguenza,  non poterono amarsi: erano troppo diversi.

I due rivali di Raffaello

3 Raffaello-Madonna del Granduca.jpg

una madonna di Raffaello

“Ma più di tutti il grazìosissimo Raffaello da Urbino, il quale studiando le fatiche de maestri vecchi e quelle de’ moderni, prese da tutti il meglio, e fattone raccolta, arricchì l’arte della pittura di quella intera perfezione che ebbero anticamente le figure di Apelle di Zeusi, e più se sì potesse dire, o mostrare l’opere di quelli a questo paragone.

Laonde la natura restò vinta da suoi colori, e l’invenzione era in lui sì facile e propria, quanto può giudicare chi vede le storie sue, le quali sono simili alli scritti, mostrandoci in quelle i siti simili e gli edifici. così come nelle genti nostrali e strane le cere e gli abiti, secondo che egli ha voluto: oltre il dono della grazia delle teste. giovani. vecchi, e femmine.

E così i suoi panni piegati né troppo semplici nè intriganti, ma con una guisa che paion veri.”

G. Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittùri scultori et architettori

Raffaello nasce a Urbino nel 1483, in una delle capitali del Rinascimento. Figlio d’arte, il padre lo affida al Perugino da cui apprende la prospettiva, il disegno netto, il chiaroscuro, il sentimento, la differenziazione dei personaggi.

E’ considerato a torto da certa critica un talento originale, ma minore rispetto a Michelangelo e Leonardo. Eppure Raffaello non li ha mai copiati. Ma li ha fatti propri creando una propria lingua.

Come abbiamo visto, nei primi anni del 500 Raffaello si sposta a Firenze e incontra le opere di Michelangelo

Michelangelo: il Tondo Doni

TondoDoni01.jpg

E le opere di Leonardo

Leonardo: La Vergine delle rocce

35 Leonardo- La Vergine delle rocce.jpg

Due avversari temibili

Di fronte allo scontro di due concezioni artistiche tanto inconciliabilmente diverse quanto eccezionalmente rivoluzionarie e creative, Raffaello si accorge di essere fuori gioco, “di aver insino allora gettato via il tempo e diventò quasi di maestro nuovo discepolo e si sforzò con incredibile studio (di fare) essendo già uomo, in pochi mesi quello che avrebbe avuto bisogno (di fare) in quella tenera età che meglio apprende ogni cosa, e nello spazio di molti anni”.

E se a Urbino nella scuola del Perugino, dipingeva come lui, e meglio di lui, a Firenze l’intento era ora quello di farsi emulo di Michelangelo e di Leonardo, e in seguito a Roma ancora di Michelangelo, e degli autori dei capolavori dell’antichità che mano a mano proprio lui andava scoprendo in quella città sepolta da secoli.

Da Firenze, dove a quell’epoca era molto quotato come pittore di dolcissime madonne, Raffaello, chiamato dal Bramante, si sposta a Roma nel 1508 nello stesso periodo di Michelangelo.

A Roma riceve una commissione da papa Giulio II della Rovere – dipingere le opere pittoriche più importanti: gli affreschi delle Stanze Vaticane, sopra la Cappella Sistina dove, negli stessi anni, a pochi metri di distanza, avrebbe lavorato Michelangelo, costretto dal Papa perché il grande progetto della sua tomba, che avrebbe dovuto celebrare l’apoteosi del trionfo della scultura sulle altre arti e della gloria di Giulio II sul mondo, si era perso in problemi tecnici insormontabili (ci rimane di quel progetto il Mosè, in San Pietro in Vincoli). Pare anche che, al fallimento del progetto della grandiosa tomba di Giulio II, non siano state estranee le trame di corte messe in atto da  Bramante e altri artefici, gelosi del credito di Michelangelo.

Gli intrighi nella curia romana

       

   Michelangelo: Mosè Michelangelo_Moses.jpg

Bramante architetto e sovrintendente ai lavori del Vaticano, non vedeva di buon occhio le spese che il Papa aveva stanziato per l’immensa opera del suo mausoleo, che sarebbe stato eseguito da Michelangelo: temeva che questa impresa colossale di scultura avrebbe sottratto risorse a quella delle decorazioni del Vaticano, per le quali aveva chiamato Raffaello; di concerto con Giuliano di San Gallo i due s’adoperarono direttamente a stornare il Papa dalla continuazione della sua tomba: alla fine riuscì finalmente a persuaderlo a rinunciare al progetto e suggerì al Papa di far dipingere le volte della cappella costruita da papa Sisto, suo zio, e d’incaricare Michelangelo di quel lavoro. Pare che il suggerimento fosse inspirato da un poco di malignità, al solo fine di far inciampare Michelangelo, poco abile nella pittura a fresco, un fallimento avrebbe esaltato le capacità del suo protetto, Raffaello.

Quello che è certo è che Michelangelo, il quale non temeva rivale in scultura, dubitando di compromettersi, si rifiutò a lungo d’accettare quel lavoro, cercando addirittura di farlo affidare al Sanzio ma Giulio II persistette ne’ suoi desiderj, e Michelangelo dovette ubbidire. Cercò aiuti e collaboratori a Firenze che lo aiutassero in questa impresa per lui tanto ostica ma non ne fu soddisfatto e li rimandò indietro, decidendo di lavorare da solo, per molti anni.

La cappella Sistina e le Stanze Vaticane

Quel che ne uscì: gli affreschi della Cappella Sistina è ancora sotto gli occhi di tutti e deve aver creato grande impressione in Raffaello che pare abbia potuto seguire in segreto, grazie a Bramante, la lavorazione sui ponteggi; Il giovane artista sa apprendere dal suo rivale e negli affreschi delle Stanze Vaticane si avvertirà l’influenza degli stilemi michelangioleschi.

Il lavoro di Raffaello terminerà bruscamente nel 1520 quando, giovanissimo, morirà a 36 anni.

Subito Michelangelo cercherà in tutti i modi di impadronirsi della commessa e di subentrare nei lavori delle Stanze adducendo la ragione che non si potevano affidare lavori tanto importanti a dei semplici allievi. Purtroppo per Michelangelo gli allevi di Raffaello erano molto ben preparati, dato che egli delegava moltissimo del suo lavoro agli aiutanti e le Stanze saranno concluse dai suoi allievi tra cui Giulio Pippi in arte Giulio Romano.

Due temperamenti assai diversi

Raffaello e Michelangelo nella pittura, stanno come Mozart e Beethoven nella musica.

Uno gentile, calmo, sereno, giocoso; l’altro burbero, agitato, inquieto, solenne

Anche Raffaello, come Mozart (che morì quasi alla stessa età), malgrado il rumore e l’agitazione del suo tempo, riuscì a comporre lo spazio con i più dolci ritmi.

Raffaello come Mozart

Godette per nascita di due privilegi: di un padre pittore che lo indirizzò nello studio mettendolo a bottega dal Perugino e fece in modo che avesse un immediato riconoscimento delle sue eccezionali doti artistiche.

perfezione e serenità nei volti…

figure leonardesche ingentilite…

michelangiolesco, ma meno drammatico, più “religioso”…

Raffaello è stato totalmente interprete d’un ideale bellezza classica, canonica, tanto da passare nel gusto di interi secoli di civiltà e da connaturarsi con il nostro ideale di bellezza, che non si distingue più, con lui, tra il bello di natura e il bello artistico. 

Il Rinascimento italiano in qualche modo rinnovò il miracolo dell’antica Grecia: si manifestò la stessa  esuberanza di artisti e pensatori; la stessa frenetica sete di bellezza che  prendeva l’aristocratico ed il plebeo, e ne faceva degli innamorati dell’arte.    

La figura del Buonarroti si stacca su questo sfondo, testimoniando l’aspetto contraddittorio e doloroso, che pure era presente, dell’epoca. Sempre pensieroso, si isolava  volontariamente, per dedicarsi, indisturbato, alla sua fatica.

Raffaello, sostanzialmente sereno e  socievole, era entusiasta della vita, e ne fissava gli aspetti migliori nella sua  pittura.

La resa dei conti

Il dissidio tra Raffaello e Michelangelo, rimasto in un primo momento latente,  esplose con intensità sconcertante quando ognuno dei due artisti aveva il suo  capolavoro da compiere: Raffaello nelle Stanze Vaticane; Michelangelo nella  Cappella Sistina. 

soffitto-cappella-sistina.jpg

Michelangelo: particolare della volta della Cappella Sistina

L’arte dell’Urbinate, tutta protesa verso la serenità, dava l’impressione di una  dolcissima melodia, di equilibrio armonioso della forma, e di senso misurato dello spazio tipici della sua visione artistica, trasformavano le sue pitture in una fine poesia.  

Questo finché non ebbe l’occasione di vedere ciò che Michelangelo stava realizzando sulla volta della Sistina. Allora il suo calmo mondo pittorico, sembrò cedere all’improvviso. 

   

l’influenza di Michelangelo

Sibille e Profeti pensosi rivivevano nella pittura del Buonarroti, ponendo domande sul doloroso destino umano. Le storie pittoriche rappresentate, parlavano di peccato originale ed esprimevano, al tempo stesso, il desiderio di redenzione. 

L’umanità veniva mostrata come sospesa tra colpa e speranza, ed appariva in contrasto con quella dipinta da Raffaello, nella Stanza della Segnatura.  Qui, gli uomini raffigurati non sono oppressi dal peccato, ma rivelano una  superiore calma.

Raffaello aveva il difficile compito di fissare in pittura, attraverso figure  simboliche, il concetto platonico del Vero, del Bene e del Bello.

 

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Raffaello: la scuola di Atene

Nella Stanza della Segnatura, raggiunse il vertice della sua arte,  per quella maestosa e serena bellezza, che seppe conferire a tutte le figure  rappresentate. La “Disputa del sacramento”;  la “Scuola d ’Atene”, con la silenziosa presenza dei suoi filosofi; il “Parnaso”,  con la geniale adunata dei suoi poeti; le “Tre Virtù”, con i loro rispettivi simboli,  e le altre figure allegoriche della volta rappresentavano perfettamente l’ambiente ideale in cui il Papa e la sua corte amavano identificarsi e appartenere.  

La potenza plastica delle figure della Volta Sistina, probabilmente inluenzò il genio assimilatore di  Raffaello.

La monumentalita, elemento caratteristico dell’artista, si accentuò, ma non  fu scossa da nessun dramma.

Ma la maniera michelangiolesca incomincio ad essere evidente nell’affresco  della “Scuola di Atene”, dipinta col proposito di evocare e in qualche modo integrare nella corte papale, i  grandi dell’antichità, attraverso i caratteri fisionomici dei piu significativi artisti del Rinascimento.  Platone, dalla lunga barba e dal gesto indicativo è Leonardo; Archimede, tutto  preso dalla dimostrazione ‘dei suoi principi, Bramante; Eraclito, che siede pensoso ed in disparte, s’identifica facilmente con la corrucciata  figura del Buonarroti.

In quest’ultima figura in particolar modo, alcuni hanno visto come, il bisogno d’identificare uno dei  filosofi della “Scuola di Atene” con l’artista Buonarroti, rivelerebbe, in maniera  esplicita, la segreta ammirazione di Raffaello per il suo grande rivale.  Raffaello ritrasse Michelangelo, isolandolo dagli altri, in atteggiamento  meditativo. Egli dette prova cosi per aver avvertito le vibrazioni di quell’intimo e  doloroso dramma della solitudine, che tormentò la grande anima.

Raffaello debitore di Michelangelo?

La diatriba nata su una presunta sudditanza di Raffaello rispetto a Leonardo e, soprattutto, a Michelangelo nasce da subito e si trascina per secoli, è tutt’ora viva e attiva.

Se ne trovano tracce a partire sin dall’opera del Vasari e nel tempo le tesi delle diverse tifoserie si sono scontrate con alterne vicende.

Non mi sento di partecipare a questa disputa, mi sembra priva di senso e non mi appassiona.

Mi sembra invece dire che è piuttosto normale che – essendo Raffaello più giovane di entrambi i geni che lo hanno preceduto – incontrando le loro opere egli  le abbia ammirate e – possedendo le necessarie doti tecniche, critiche e culturali – ne abbia tratto i dovuti insegnamenti e abbia fatto proprie certe intuizioni che è riuscito a cogliere nell’opera dei due mostri sacri con cui ha avuto la sorte fortunata di potersi confrontare, per questa via arricchendo la propria poetica e visione artistica.

Una morale da trarre?

Se una lezione si può trarre da questa storia – a prescindere dalle piccole miserie umane e dalle gelosie, che pure ci sono state –  è che il confronto tra questi tre geni, in un epoca culturalmente ribollente e ricca di fermenti come quella in cui è capitato loro di vivere, li ha messi alla prova, stimolati e costretti ad evolvere al massimo.

 

La nostra epoca ribollente e carica di cambiamenti e crisi, non sembra molto diversa dall’epoca che ha generato nella nostra nazione quel Rinascimento.

Tutto è in movimento e cambiamento, nulla è più sicuro, nel nostro sistema di vita, grandi minacce si profilano all’orizzonte e il futuro sembra incerto e pericoloso come allora.

Ci sentiamo tutti in un momento di apparente stallo e impotenza, i nostri sistemi sanno gestire efficacemente l’innovazione solo quando già esiste, ma stentano a generarne di nuova.

Invertire questa tendenza rappresenta una sfida vitale a tutti noi. Per questo è diventato necessario inventare un mondo nuovo, fatto di persone, valori, identità, culture, che permetta di integrare i differenti attori della nostra società per farli agire come i “nodi” di una pervasiva “rete di innovatori”.

La cultura del Rinascimento, che ha saputo unire la più alta spiritualità al pragmatismo scientifico artistico e politico, può aiutarci a riflettere sulle nuove frontiere che ci attendono, favorendo la generazione di innovazione creativa e rendendola pervasiva dell’intera società.


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come si fa una sotto pittura a pastello

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La maggior parte di coloro che lavorano a pastello, utilizza, in qualche forma, una tecnica di sotto pittura, come sfondo per le grandi aree di una composizione. Questo sotto-strato agisce come base per la realizzazione dei livelli successivi di pastello, ma può essere usato anche come sotto pittura per successive stesure di altre tecniche come l’olio o l’acrilico. Per alcuni artisti, la vernice di fondo è utile per creare i toni di colore di fondo e i valori medi della scena. Si tratta semplicemente di fermare con un appunto le zone per coprire le superfici ampie senza sprecare una intera stecca di pastello. Per altri, la vernice di fondo diventa un’opportunità creativa per indicare una trama, un’atmosfera, un ritmo, un’armonia, un’emozione. Alla fine, è possibile lasciare grandi porzioni scoperte di questa sottopittura tonale in modo che collaborino all’atmosfera dell’opera finita.
Unica regola fondamentale: ottenere i giusti valori: Non importa quale sia il tuo approccio a questo tipo di sottopittura (utilitaristico o creativo), c’è un fattore che non può essere ignorato: il valore generale (grado di leggerezza e oscurità) della sotto pittura nelle varie masse dell’opera deve essere adeguato ai valori del modello, a prescindere dalla dalla bellezza dei colori ottenuti. Se questo aspetto non viene rispettato alla fine si sarà costretti a coprire la sotto pittura, perdendo i vantaggi di questo metodo. C’è un proverbio che circola tra le vecchie volpi della pittura che recita: “Il valore (di chiaroscuro) fa il lavoro e il colore ottiene la gloria”.

L’autore della dimostrazione che ti presento, Richard McKinley, è un pastellista che ama le interazioni fortuite dei tratti di pastello con le sotto pitture spontanee ma rimane cosciente dell’importanza del rispetto dei valori di chiaro scuro per l’equilibrio armonioso del lavoro, ed ha continuato a sperimentare tecniche che offrono il meglio di entrambi. Quello che segue è un esempio di uno dei suoi metodi.

Dimostrazione di sotto pittura per pastelli

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Fase uno: Scegli per il tuo lavoro una superficie in grado di accettare l’umidità senza deformarsi, ad esempio ina carta da acquerello da 300 grammi ed oltre, cartoncino Shoeller su supporto rigido, cartoncino schedario molto pesante, io amo preparare supporti di multistrato o medium density con quattro mani incrociate a 45 gradi di gesso acrilico che posso carteggiare o meno, a seconda dell’effetto che voglio ottenere, aggiungere pomice in polvere al gesso acrilico crea una superficie per il pastello eccezionale.
Con una matita pastello seppia (o con un pastello in stecca duro), Richard ha disegnato la scena individuando leggermente le principali variazioni di valore di chiaroscuro.

 

020314-mckinley-pastel-pointers-BSeconda fase: usando un pennello si applica una mano di Liquitex Clear Gesso (vanno bene tutti i fondi trasparenti reperibili in commercio compresa il fondo pomice acrilico o della polvere di pomice mescolata a vinavil o a vernice acrilica trasparente). Il fondo può essere applicato come è o diluito con acqua, bisognerà fare qualche prova. La trama creata dalle pennellate sarà accentuata nelle aree estese per creare interessanti trame che interagiranno con i passaggi successivi.


020314-mckinley-pastel-pointers

Terza fase: dopo che il fondo è asciutto abbiamo ottenuto una sotto pittura di valori di chiaroscuro su cui lavorare. Su di essa puoi applicare vari strati trasparenti di colore senza paura che vadano persa la struttura generale di chiaroscuro dell’opera. In questo esempio sono stati usate velature di acquerello usando una tavolozza limitata a un giallo, un un rosso e un blu. Porre un limite alle scelte e permettere ai colori di uscire dai bordi del disegno perché si combinino liberamente su tutta la composizione permette di raggiungere un risultato più armonioso. Anche schizzi e sgocciolature sono permessi, possono aggiungere un senso di naturale giocosità alla preparazione di questa sottopittura.

Su una preparazione così ricca si potrà lavorare in molte maniere, con pastelli o con le più varie tecniche pittoriche, olio, acrilico o tecniche miste. Basterà limitarsi ad aggiungere il minimo di interventi possibili in modo da aumentare il senso della realtà o l’atmosfera che si è scelto di rendere anche con un effetto impressionistico.

Questo articolo è tradotto liberamente dall’articolo Pastel Underpainting Freedom letto su artistsnetwork.com.


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alcune caratteristiche dell’Inerzia, la nemica della creatività

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Negli articoli precedenti (l’arte e la vita non vissuta: una via per salvarsi dall’Inerzia e quando si scatena l’avversario della creatività: l’inerzia) abbiamo visto insieme alcune delle caratteristiche della principale forza che si oppone alla nostra naturale tendenza ad evolvere dispiegando la nostra creatività.
Sono certo di ciò che scrivo: qualunque essere umano possiede geneticamente del più alto potenziale di creatività. Se ci rifletti la creatività è la ragione fondamentale per cui la nostra razza sopravvive e prospera.
Continuiamo a vedere come agisce l’Inerzia per sabotare continuamente il nostro sviluppo creativo.
repulsion-24388394L’INERZIA non può essere vista, toccata, sentita o odorata; ma può essere individuata. Immaginala come un campo di energia repulsivo che cerca di allontanarci in qualsiasi modo da ciò che possiamo fare.
E ‘una forza negativa. Il suo obiettivo è quello di spingerci via, distrarci, evitare che noi facciamo il lavoro necessario a raggiungere i nostri scopi.
formicheL’INERZIA È INTERNA. A noi può sembrare che la resistenza dell’Inerzia provenga da fuori di noi. Ci piace individuare la causa dei nostri impedimenti nel coniuge, nel posto di lavoro, nel capo, nei nostri figli. L’inerzia ci crea questi fittizzi “Avversari Periferici” dietro cui nascondersi e svolgere indisturbata il suo lavoro di sabotaggio, l’Inerzia non è un avversario periferico. Nasce e prospera dentro di noi, si auto-produce e auto-perpetua. L’inerzia è il nemico interno.
mqdefaultL’INERZIA È INTERNA  essa ti dirà di tutto per impedirti di fare il tuo lavoro. Saprà spergiurare, fabbricare, falsificare; sedurre, usare la prepotenza, persuadere.
OLYMPUS DIGITAL CAMERAL’INERZIA È PROTEIFORME, assume qualsisai forma, se questo può servire ad ingannarti. Si metterà ad argomentare e cavillare come un avvocato o ti piazzerà in faccia una nove millimetri come un rapinatore, se questo servirà ai suoi scopi.
tradimentoL’INERZIA NON HA COSCIENZA. Offrirà qualsiasi cosa per ottenere un accordo solo per tradire gli impegni appena volterai la schiena. Se si prende per buono un patto con l’Inerzia si merita quello che si ottiene: menzogne e un secchio piemo di merda.
Alien_by_DelunL’INERZIA È IMPLACABILE. Si comporta come Alien o Terminator, come lo Squalo. Non ci puoi ragionare. Non rispetta nulla se non il potere, è uno strumento di distruzione, programmato dalla fabbrica per un unico scopo: impedirci di fare il nostro lavoro. È implacabile, intrattabile, infaticabile. Riducila ad una sola cellula e questa continuerà ad attaccare. Perché questa è la sua natura, è tutto quello che conosce.

bussolaL’INERZIA È INFALLIBILE. Come un ago magnetizzato si orienta per allinearsi verso il nord, così l’inerzia si attiva senza fallo per impedirci qualsiasi attività costruttiva e creativa.
Possiamo usare questo fatto come una bussola, dato che la resistenza ad agire sarà tanto maggiore quanto maggiore sarà la resistenza che incontreremo.
Puoi considerarla una regola generale: maggiore è l’importanza di una certa azione per l’evoluzione della nostra anima, maggiore la resistenza che sentiremo ad intraprenderla.


tantaloL’INERZIA È UNIVERSALE ci sbaglieremmo se pensassimo di essere i soli a dover lottare con l’Inerzia. Tutti coloro che hanno un corpo sperimentano l’Inerzia.


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Giovanni Dalla Bona

Creatività

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  1. 1  The Character Name Generator: Generate a Character Name and Personality

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    Realistic character names. Writers: find an ethnically diverse character name and generate a character's personality with the random character name generator.

  2. 2  Glyphr Studio, the free HTML5 based font editor

    Glyphr Studio, the free HTML5 based font editor

    Editing Tools - Create complex shapes, copy & paste, flip 'em around or lock them down, drag & resize to your heart's content. Edit paths with cubic Bezier curves... that's right nerds! No more of this quadratic nonsense!

  3. 3  Fake Name Generator - Generate a Random Name

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  4. 4  Content Idea Generator - Portent

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  6. 6  Yossarian Lives - The Metaphorical Search Engine

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come fare i cieli ad acquerello

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Una delle prime esercitazioni del corso di acquerello è il cielo.
tramonto a molentargiusHai mai guardato il cielo? Quello che succede quando inizi a dipingerlo è che finalmente lo guardi veramente, vai in giro con lo sguardo in alto e noti le infinite varietà delle nuvole, dei colori, dei venti che creano andamenti incredibili, la nascita e la morte di immagini surreali, serpenti, elefanti e draghi travestiti da nuvole. Dipingere il cielo richiede non solo un giusto approccio con la tecnica ma la capacità di seguirne il movimento, un gesto della mano e del pennello che ne riproduce la direzione.
Gli esercizi che vedi sono realizzati con la tecnica bagnato su bagnato, lasciando scivolare il colore dal pennello nel foglio e guidandone l’andamento con la forza di gravità, cioè ruotando il foglio nella direzione voluta. Poi,mentre il foglio è ancora umido, asportiamo con il pennello il colore per esaltare i bianchi, e voilà, il cielo è finito.
Tempo di realizzazione: 5, 10 minuti.
cielo4 cielo3i cielo1 cieli2 cieli
Naturalmente esistono anche i cieli in cui i colori si mischiano l’uno con l’altro, i rossi, gialli e viola del tramonto, i grigi della tempesta. Intanto iniziamo dai più semplici, quelli realizzati con un solo colore.
cielotram1 cielotram

marecielo allaprima1Su questo argomento sto preparando un tutorial nel quale spiegherò in modo più dettagliato gli esercizi per imparare questa tecnica anche attraverso una serie di filmati esclusivi. Fammi sapere se sei interessato attraverso i commenti a questo articolo.


 


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Come disegnare animali: i mammiferi

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Disegnare animali, in special modo i mammiferi offre soggetti entusiasmanti da disegnare e dipingere. Esiste, tra noi e loro, una parentela profonda, grazie alla quale è possibile identificarci in qualche modo con essi, basta guardarli negli occhi per rendersene conto.

Questo esercizio, ti offrirà nuove risorse per scoprire e osservare con maggiore attenzione la realtà.

Comprendere l’anatomia di un mammifero è estremamente utile. Imparare e capire la struttura del suo scheletro e individuare alcuni dei muscoli principali di questi animali ci permetterà di indovinare in che modo questi ultimi influenzano l’andamento della pelliccia. Una volta individuati le forme principali della struttura del corpo e i principali gruppi muscolari potrai occuparti con maggiore sicurezza alla resa della pelliccia e degli altri dettagli del corpo.

Inizia con una serie di rettangoli tracciati con leggerezza per individuare le masse principali

Come al solito conviene, prima di occuparti di  qualsiasi dettaglio, iniziare a individuare con tratti leggeri i blocchi in cui è organizzata la postura dell’animale, facendo attenzione alle proporzioni, alla direzione di collo ed arti e cercando di individuare la sagoma generale del corpo.

Questi primi tratti sono forse quelli più importanti in qualsiasi disegno si sta eseguendo, anche se nessuno li potrà mai vedere. Essi danno la possibilità di controllare, per esempio, che le gambe non siano troppo corte, il corpo troppo lungo o la testa troppo grande o lontana dal corpo. È importante controllare con attenzione, più e più volte queste linee di impostazione prima di procedere con il disegno: una piccola correzione in questa fase prende solo secondi ma può salvare tutto il tuo lavoro.

Bear-sbs-11

struttura base di un orso

 

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struttura base di un cervo

 

copertinacervo orizz

Sulla base di questo articolo ho realizzato un quadro che rappresenta un cervo sardo nel suo ambiente ed ho documentato tutti i passaggi, anche con brevi filmati che è possibile vedere su youtube.

Se vuoi approfondire l’argomento, puoi acquistare questa dispensa che mostra passo passo in che modo individuare e creare la struttura dell’animale e introduce una tecnica di disegno con la fusaggine (carboncino naturale) molto immediata e versatile sia come preparazione per successiva pittura che come disegno finale.

Seguendo la dispensa in pdf, facendo gli esercizi proposti e guardando i filmati, capirai in pratica il motivo per cui viene tracciate le linee di costruzione giuste per rispettare le proporzioni degli animali e una interessante tecnica pittorica che unisce la duttilità del disegno a fusaggine alla ricchezza cromatica della pittura acrilica. In questo modo migliorerà la tua capacità di disegnare e dipingere.
Una volta imparato questo approccio, lo potrai modificare per soddisfare il tuo stile di disegno, non è obbligatorio – anche se consigliabile – seguire esattamente tutti i passaggi proposti, ma ti consiglio di riflettere bene prima di eliminarne qualcuno, e di farlo a ragion veduta. Il processo proposto nella dispensa permette di essere sicuri di avere importanti funzioni di controllo grazie all’uso di una matrice di tecniche di disegno che permette di ottenere un grande risultato senza perdite di tempo.
Cosa molto importante questo approccio incorpora l’uso dello spazio negativo, il più potente e sotto utilizzato trucco a disposizione di un artista.

Lo Scheletro

Confronta la struttura scheletrica dei tre tipi di mammifero. È importante considerare lo scheletro e comprendere come si differenzia nei mammiferi plantigradi, digitigradi e ungulati. Clicca su una delle immagini qui sotto per ingrandirle e confrontare le differenze tra i loro scheletri.

struttura scheletrica di un cervo struttura scheletrica di un puma struttura scheletrica di un orso

Il sistema muscolare

Confronta la muscolatura delle tre tipologie base di mammifero. Nella galleria qui sotto clicca su una delle immagini per comparare le diverse anatomie muscolari.

Bear-Skelaton (1) Mountain-Lion-skeleton (1) Mule-Deer-Skelaton (1)

Come disegnare la pelliccia

Ecco alcuni dei punti chiave da ricordare. Non disegnare singoli peli, disegnare l’andamento della pelliccia mostrando le crepe tra ciuffi di pelo (disegno negativo). Più spessa e lunga sarà la pelliccia, il più evidenti saranno queste crepe. Molti mammiferi hanno la pelliccia particolarmente lunga dietro la coscia, lungo il ventre e nella parte anteriore del torace. Cerca le crepe profonde da rappresentare in queste zone.

 

vole-with-Bill-Berry-marks (1)

Individua nei contorni delle zone in cui il contorno si spezza per rendere le interruzioni della forma date dalla pelliccia che si solleva in certi punti. Va notato che questi segni sono utilizzati anche su profili interni come intorno alla testa o la parte posteriore dell’avambraccio piegato.

È importante suggerire pause nel contorno della pelliccia o crepe lungo il bordo dell’animale, puoi farlo posizionando strategicamente tratti che suggeriscano un contorno frastagliato nelle zone in cui il contorno del corpo cambia bruscamente angolo o dove la pelliccia si stende su un rigonfiamento prominente del corpo. Un buon effetto si può ottenere con piccoli gesti rapidi della matita, leggeri all’interno e più e pesanti all’esterno. Fai attenzione che la rappresentazione di queste crepe non ha nulla a che vedere con singoli peli, i segni devono rappresentare le discontinuità della pelliccia.

Evita di aggiungere questi segni lungo tutto il contorno del corpo e fai in modo che non diventino simmetrici per dimensione o spaziatura. Dovrai essere “coerentemente incoerente”.

Devi anche suggerire le forme dei muscoli sotto la pelliccia con ombre e luci. Nota come l’evidenziazione sul bordo superiore dell’arvicola rappresentata nel disegno aggiunga un sacco di senso del volume.

Quando il pelo è lucido come quello di un cavallo, aggiungi evidenza con tratti e zone nettamente contrastanti.

 Impara a disegnare a carboncino e poi a dipingere ad acrilico un cervo sardo

impara a dipingere un cervonella dispensa in pdf da scaricare troverai tutti i trucchi spiegati passo passo in modo semplice, secondo il metodo proposto in questo articolo per disegnare con una tecnica originale a fusaggine (carboncino) e a dipingere con la tecnica della pittura acrilica a velature. Nella dispensa sono indicati i link segreti a una serie di filmati di youtube che dimostrano le tecniche proposte nell’esercitazione.


 

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impara l’acquerello:esercitati a dipingere con un solo colore

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6Le prime prove di pittura durante i corsi di acquerello di Circolo d’Arti, le realizziamo ad un solo colore.
Se già dipingi probabilmente conosci lo scopo di questo approccio.
Una delle difficoltà maggiori che ti trovi davanti affrontando una qualunque tecnica pittorica è l’interpretazione della luce e dell’ombra.
Questo problema si incontra principalmente nel disegno ma la mia esperienza è che spesso, chi si iscrive al corso di acquerello sottovaluta l’importanza della luce e dei valori di chiaroscuro.
Una volta scelto il soggetto procedi in due modi:
  • Crea un set in studio, in cui posizioni gli oggetti scelti, decidi la direzione della luce e posiziona le lampade, in questo modo concentri l’attenzione sulla interferenza che gli oggetti esercitano sulla luce e sull’intensità e direzione delle ombre, variabile a seconda della posizione e dell’intensità della fonte di luce.
  • Con bozze veloci o disegni progettuali definisci la direzione della luce e come la luce incidente fa apparire gli oggetti, l’intensità e direzione dell’ombra propria dell’oggetto e dell’ombra portata sulle superfici e oggetti vicini.
1Per cominciare ti conviene scegliere semplici cubi o cilindri, per passare poi a nature morte sempre più complesse e paesaggi.
Dato che il tono dei colori interferisce con i valori di chiaroscuro, lavorando da foto ti conviene stampare anche una copia in bianco e nero, ti aiuterà a distinguere meglio luci, ombre e tutti i valori di passaggio.
Dopo un certo numero di bozzetti riporta il disegno definitivo a matita a tratti leggeri sul foglio da acquerello, poi fissa il foglio ad una tavoletta rigida con la carta gommata o il nastro di carta da carrozziere in modo da poterlo maneggiare liberamente ed evitare deformazioni della carta.
Inizia poi a dipingere, io in genere uso il seppia, per impostare i valori di chiaro scuro.
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Successivamente procedi utilizzando poche velature successive di colore ed evidenzia, alla fine con alcuni tocchi, le zone più scure.

2Il colore più chiaro va dipinto anche nelle zone dove poi useremo un colore più intenso per evitare che si veda un bordo più scuro tra una zona e l’altra.
Dopo aver eseguito una velatura, devi imparare ad evitare di toccare la tinta fresca finché non è perfettamente asciutto.
Quando tutto è ben secco, puoi passare alla fase successiva.
Dipingendo ad acquerello è buona regola usare il pennello più grande possibile compatibilmente con la superficie su cui lavorare, perchè carica più acqua e colore e rende infinitamente più facile ottenere un buon lavaggio piatto, privo di striature. Devi però prestare molta attenzione, in modo da conservare le forme corrette.
A seguire pubblico alcune immagini realizzate durante i corsi e una sequenza di lavoro realizzata da me per completare i passaggi contenuti in un manuale di pittura seppia di R.P. Leitc della fine dell’ottocento che sto traducendo.
Nel manuale l’artista ha inserito  24 immagini da riprodurre con la descrizione della tecnica di realizzazione. Ho integrato la pubblicazione riproducendo 8 delle 24 tavole presenti e fotografandone la sequenza di lavoro dalla matita al passaggio finale, in modo da renderne più comprensibile la tecnica. A breve sarà disponibile l’intera pubblicazione, intanto spero che queste sequenze vi siano utili.
Buon lavoro. 1 2 3 4 5

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esercitati a dipingere con un solo colore
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Rosa Canina

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 rosacanina-250x250Questo progetto artistico è promosso da Nicola Pedroni​, si tratta di una piece/performance teatrale molto interessante, ho avuto modo di assistere al lavoro di questi ragazzi e devo dire che meritano il sostegno che chiedono.
Provate il gusto di fare i Mecenate, offrite un contributo, partecipate al Crowdfunding di Rosa Canina


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perché riconoscere i valori di chiaroscuro è così difficilee come imparare a migliorare

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Sargent-citazione
Ascoltando i discorsi tra bravi pittori, sentirai spesso affermazioni riguardo alla importanza dei valori di chiaroscuro.

Il motivo è semplice: i valori di chiaroscuro sono uno dei fondamenti del disegno e della pittura realistica. Potrei dire di più, essi sono “il” fondamento.

Perché i pittori parlano di valori di chiaroscuro così tanto?

Seguiamo insieme un esempio tratto dal sito di Paul Foxton la sua esperienza è illuminante.

Come molti aspiranti artisti quando decise di migliorare le sue capacità nella tecnica pittorica, spese molto tempo alla ricerca di informazioni valide, provando ora questo ora quello, senza riuscire ad ottenere risultati apprezzabili.

natura mortaPaul era molto frustrato vedendo che le sue nature morte mancavano assolutamente di naturalezza e di senso della realtà, vedeva che c’era qualcosa di sbagliato ma non riusciva a capire cosa.

Tentò molte soluzioni, ma fu quando iniziò a concentrare la sua attenzione sulle variazioni di chiaroscuro che le cose finalmente iniziarono a cambiare.old-iron-3-half

La differenza fu sorprendente.

Finalmente la luce entrò nella sua pittura, insieme a profondità e forma. Le cose che dipingeva cominciarono a sembrare reali. Scoprì anche che, se i valori di chiaroscuro erano buoni, poteva tralasciare la maggior parte dei dettagli da rappresentare, anzi che più riusciva a lasciare abbozzato il lavoro e meglio questo appariva.

Questo era il grande segreto del pittore Sargent, famoso e stimato per la sua grande perizia tecnica. Le sue pitture sembravano tanto precise e reali proprio perché lui era capace di gestire in maniera magistrale le relazioni tra il chiaro e lo scuro.

Che cosa è il valore di chiaroscuro?

Per chiarire bene il concetto di valore di chiaroscuro (o più semplicemente di valore) conviene stabilire una piccola definizione:

Per valore si intende la luminosità o l’oscurità di un colore, valutata rispetto ad una scala di misura che abbia il bianco ad un capo e il nero all’altro.

Se stai disegnando a carboncino, stai usando i valori di chiaroscuro. Se togli via tutto il colore da un quadro e riduci tutto alla scala dei grigi, puoi vedere le variazioni di valore di quella immagine.

Foxton ha imparato tanto bene la lezione da pubblicare diversi articoli su questo argomento sul suo blog, questo che vi segnalo è molto interessante, Purtroppo è in inglese ma prima o poi lo tradurrò e lo pubblicherò anche qui, Paul è molto gentile ed è molto contento che le sue idee siano diffuse anche in altre lingue..

Perché dovresti occuparti con molta attenzione dei valori nei tuoi disegni

Il controllo dei valori ti da – quasi quasi – tutto quello che ti serve per creare immagini convincenti ed anche belle:

  1. studio di valoreI valori di chiaro scuro creano luce, forma e senso di profondità. Anche in immagini molto semplici, create solo con il chiaro scuro e nient’altro è possibile ottenere questi tre elementi creando un convicente senso della luce. Il tutto senza usare nessun colore;
  1. Il valore è un elemento chiave di una buona composizione. Un chiaro scuro poco definito, fangoso, rende la tua composizione sporca e confusa. Impostare chiaramente una forte definizione dei valori rende armoniche le masse e il progetto dell’opera. Questo risultato si ottiene semplificando i valori di chiaro scuro. Citando Andrew Loomis si può dire:“Se basate le vostre immagini su pochi elementi esse saranno comprese e apprezzate con facilità. Se invece ti perderai alla ricerca di effetti speciali e inutilmente sofisticati, permettendo a te stesso di dimenticare il soggetto per perderti in inutili particolari e mancando di riconoscere e rendere riconoscibili le semplici verità che hai davanti agli occhi, mancherai l’obiettivo di fare una buona pittura.
  2. Una volta che avrai una chiara idea di come il valore di chiaroscuro funziona come parte del colore, potrai creare dipindi di grande potenza. Qui sotto un grande esempio di Monet. Guarda come il sole sembra brillare in questo quadro:impression-soleil-levant

    ma ecco come appare se eliminiamo il colore.impression-soleil-levant-greyscale

    Il sole è del tutto scomparso. Il quadro funziona proprio perché il valore del colore del sole è esattamente uguale al valore del cielo dietro, creando una forte vibrazione ottica. Le tonalità sono complementari, e questo è quello che dà quel luccichio visivo. Se i valori non fossero uguali, l’effetto sarebbe perso.

E quindi: perché i valori di chiaroscuro sono così difficili da ottenere correttamente?

Ci sono due ragioni principali:

  • Prima di tutto, ottenere valori di chiaro scuro giusti è difficile perché il nostro cervello mente circa i valori che vediamo. Ci sono due modi per valutare i valori di chiaroscuro, il metodo “locale” e quello “percepito”.  Il valore locale è il valore che possiede un oggetto in se. se tu dipingi un cubo di grigio, il suo “valore locale” è il valore della vernice che hai usato. Il “valore percepito” è il valore che che appare avere una delle facce a seconda di quanta luce cade su di essa. La questione può sembrare abbastanza semplice invece è veramente difficile giudicare un valore percepito in modo accurato, dato che il nostro cervello ha la forte tendenza a farci dipingere il valore locale al posto del valore percepito. È di nuovo un intralcio che il lato sinistro del cervello ci butta tra i piedi per farci inciampare. Qui sotto c’è un buon esempio:comparative-values

Entrambi i cartoncini sono dipinti con tre valori: bianco, nero e un mezzo tono grigio tra il bianco e il nero. I cartoncini sono stati dipinti con gli esatti valori locali eppure nella foto essi appaiono molto differenti. I valori che vediamo cambiano a seconda di quanta luce cade sulla superficie che stiamo osservando.

Il tuo cervello logico sa che i due riquadri bianchi sui cartoncini hanno lo stesso valore locale. Eppure sembrano differenti rispetto a come essi realmente sono se tu li prendi e li esamini al di fuori del contesto della immagine in cui sono mostrati.

Per quanto tu cerchi di ricordarti che – per esempio – il riquadro a sinistra di entrambi i cartoncini è “bianco”, dovrai convenire che essi ti appaiono diversi, anche se tenderai a immaginare che il riquadro del cartoncino in basso appaia più chiaro di quello che percepisci e cercherai di dipingerlo più chiaro di quello che vedi.

Lo stesso fenomeno si manifesterà con il tassello al centro dei cartoncini, cercherai di rappresentare i due valori con dei valori più “vicini di quanto effettivamente sono.

Questo rende veramente difficile giudicare i valori di chiaroscuro ad occhio. Così non sentirti non adeguato se hai difficoltà.

  • La seconda ragione è che la gamma dei materiali che abbiamo a disposizione, dallo scuro più oscuro al chiaro più luminoso, è molto minore rispetto alla gamma di valori che noi vediamo. Puoi verificare questo fatto abbastanza facilmente, vediamo come.

Come si possono ottenere valori più giusti

Cominciamo a compiere alcuni semplici passi per iniziare a vedere meglio il chiaroscuro.

In primo luogo, devi trovare un modo per ignorare la tendenza che ha il tuo cervello di etichettare i valori a partire dal valore locale:

Passo 1

Procurati un “isolatore di colore”. Niente di complicato, si tratta solo di un piccolo pezzo quadrato di cartoncino grigio con un buco al centro. Prepara un pezzo di cartoncino quadrato di circa 5 cm di lato, al centro pratica un foro di circa 2 centimetri per lato.

Passo 2

Ora crea una scala di valori. Puoi ottenere facilmente una scala di tre valori, ma se vuoi andare a fondo di questa faccenda, creane una con almeno nove livelli di valore con i colori ad olio.

Puoi seguire questi video preparati da Paul, sono in inglese ma non avrai difficoltà a capire come preparare una scala a nove livelli di valore.

Parte prima:

Parte seconda:

Passo 3

Ora vai in giro per la tua casa o il tuo studio usando le tue scale di valore per vedere quali valori riesci  a individuare. Sovrapponi l’isolatore alla scala in modo da lasciare una parte dell’isolatore vuota, attraverso questa finestrella osserva gli oggetti, questo ti aiuterà a valutare il valore percepito di quella particolare porzione dell’oggetto, come mostrato nella foto qui sotto:isolator-scale

La scala di valori della foto è prodotta da Liquitex, è pomposamente chiamata Liquitex ® Value Finder. Puoi anche comprarne una su Amazon ma è meglio (e più produttivo) che tu ti faccia la tua scala, è una ecellente pratica.
Alcuni dei valori che troverai ti sorprenderanno! Trovate a percorrere in panoramica un muro bianco e vedrete da voi quanto i valori locali cambieranno. Nella immagine sopra ho tenuto la scala di valori e e l’isolatore in modo da valutare un muro bianco in penombra. Il valore che appare è un valore mediano, un valore 5 sulla scala Liquitex.

Passo 4

Successivamente prova a rendere qualcuno dei valori che hai individuato con del carboncino o a tratteggio incrociato a matita, poi prova a confrontare ciò che hai ottenuto con il valore che hai preso a modello.

Ques’ultimo passaggio è importante perché con questo esercizio il tuo cervello comincerà a imparare a valutare più correttamente i valori di ciò che osservi e a tradurre questi valori nel disegno. In questo modo ti libererai delle etichettature che il lato sinistro del cervello cerca di appiccicare su ciò che vedi.

Ottenere valori più giusti

Una volta che avrai provato questo semplice esercizio, probabilmente ti renderai conto piuttosto in fretta che potrai usare questa semplice combinazione di un isolatore e di una scala di valori per aiutarti a ottenere valori più giusti quando dipingi o disegni.

Parleremo di questo in un prossimo articolo.


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non più pagine bianche: crea fondi creativi per la pittura

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Diciamocelo: il bianco della pagina o della tela può intimidire.

Anche per il più smaliziato ed esperto artista l’inizio di un lavoro su una superficie completamente bianca può essere scoraggiante.6a00d8341c766153ef014e88173f12970d-800wi

Tutto quel bianco è troppo non è vero? Sembra in attesa di un’opera eccezionale, non certo dei nostri “poveri scarabocchi”, non è vero?

Credo che anche tu ti sarai trovato intimidito dal foglio bianco, temendo che ciò che stai per fare non sarà all’altezza delle opere che hai ammirato sfogliando le riviste specializzate. A volte però sarebbe bello solo pasticciare, senza porsi alcun obiettivo, per il gusto di farlo, senza che confronti inopportuni ti intimidiscano e ti impediscano di tentare di trovare le tue soluzioni creative.  Se ci pensi, l’unica rivista o giornale che dovresti sfogliare è il tuo quaderno degli schizzi, dove, spero quotidianamente, butti giù le tue idee, anche se solo accennate o appena intuite o intraviste.

Se hai problemi come  me con la prima pagina di un album Moleskine nuovo. puoi sempre iniziare dalla seconda pagina, o da quella centrale; oppure aiutati buttando giù le tue idee sui fondi creativi con i metodi che ti suggerisco.

OFFERTE SCELTE DA CIRCOLO D’ARTI

pannellitelati13x18_0000N. 50 Cartoni telati con bordi risvoltati cm 13×18 

IMPORTANTE, il prezzo si riferisce ad una confezione di 50 pannelli telati

Risvoltati sui bordi, spessore del cartone mm 3. Cotone 100%. 280 g/mq. Senza acido. Adatti ad ogni tipo di pittura, colori ad olio, acrilici, tempera e misti.

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primo metodo: spray e pennello

Spruzza il tuo blocco degli schizzi con inchiostro colorato o acquerello. Puoi usare inchiostro di china, ecoline o semplice acquerello sciolto in una ciotolina.

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È bene usare non più di due o tre colori altrimenti otterrai miscele sporche e smorte.

Il passo successivo è usare un pennello bagnato per mischiare e fondere parzialmente gli spruzzi di colore dati casualmente, lasciando che l’acqua fonda e mescoli i colori.

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È molto bello assistere al fenomeno di fusione e invasione reciproca dei colori grazie alle pennellate di acqua.6a00d8341c766153ef01538e2398d0970b-450wi (1)

 

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I differenti tipi di colore hanno differenti solubilità in acqua, quindi conviene fare dei test per non ritrovarsi con brutte sorprese e vedere più soluzioni possibile.

secondo metodo: slavature per gravità

Di nuovo si tratta di spruzzare e dilavare colori liquidi come inchiostri di china, ecoline o acquerelli liquidi.  Devi spruzzare moltissimo colore su un bordo (meglio quello laterale) del foglio del blocco degli studi (proteggendo i fogli sotto con altra carta – vedi come nella foto qui sotto).6a00d8341c766153ef014e881743c5970d-800wi

 

ora solleva il foglio tenendo la parte carica di colori in alto e spruzza moltissima acqua su quel lato, in modo che l’acqua e i colori colino verso il basso creando colature e sfumature.6a00d8341c766153ef01538e239b2f970b-800wi

 

Noterai che tutti i colori colando si ammucchiano nella piega tra le pagine, puoi alzare ulteriormente i fogli in modo che il colore continui a percorrere, colando, la facciata a specchio del blocco.6a00d8341c766153ef015431f6aaaa970c-800wi

 

Ora ripeti l’operazione, magari con altri colori, sull’altra facciata del blocco.6a00d8341c766153ef01538e239c4e970b-450wi

 

E ripeti il sollevamento e la slavatura con acqua.

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il risultato sarà simile a quello qui sotto6a00d8341c766153ef01538e239cde970b-450wi

 

Un’ottima base per un disegno creativo: potrai giocare a farti ispirare dalle forme casuali che si sono create, in questo modo si possono ottenere immagini veramente interessanti e coinvolgenti.6a00d8341c766153ef01538e239d38970b-450wi

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terzo metodo: rullo e colori

Se usi un paio di colori acrilici facendoli colare sul foglio …6a00d8341c766153ef01538e239f02970b-450wi

 

… e poi li spalmi in giro per il foglio con un rullo di gomma da inchiostro.6a00d8341c766153ef015431f6ae01970c-450wi

 

e continui ad aggiungere colature di colore e a spalmarle in giro fino a che non ottieni qualcosa che ti soddisfi, potrai ottenere delle superfici interessanti da usare come sfondi per i tuoi lavori.6a00d8341c766153ef014e881748e3970d-450wi

 

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Assicurati di lavare il rullo che hai usato prima che la vernice acrilica asciughi su di esso rovinandolo irrimediabilmente.

quarto metodo: colori spruzzati e dilavati

Prendi una bottiglia con un tappo a spray (tipo quelle dello sgrassatore Chante Clair) piena d’acqua, inchiostri liquidi e contagocce. Satura la pagina di acqua e fai sgocciolare con cautela il colore sulla superficie bagnata.6a00d8341c766153ef01538e23a4ad970b-450wi

 

Se le sgocciolature si espandono liberamente, hai aggiunto abbastanza acqua. Se questo non succede (come nella foto sopra) devi aggiungere molta più acqua.

Continua aggiungendo altre gocce di colori.6a00d8341c766153ef015431f6b40e970c-450wi

 

Quando sei soddisfatto del risultato su una delle due pagine chiudi l’album, riaprendolo avrai ottenuto due facciate arricchite da un bellissimo, vario e delicato sfondo.6a00d8341c766153ef01538e23a61d970b-450wi

 

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quinto metodo: stencil, spruzzi e sfregazzi

Gli stencil usati in modi poco ortodossi possono offrire ottimi sfondi. Prova a seguire questo esempio: prepara un foglio di acetato ritagliato con un motivo a rombi.6a00d8341c766153ef01538e23a770970b-450wi

 

Spruzza attraverso lo stencil un paio di colori, poi sposta lo stencil e spruzza ancora.6a00d8341c766153ef01538e23a835970b-450wi

 

per il resto della pagina gira lo stencil sporco di colore e usalo come se fosse uno stampo.6a00d8341c766153ef015431f6b7eb970c-450wi (1)

 

Otterrai così il negativo dello stencil.

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Dato che non conviene avere un sottofondo troppo esatto e definito, puoi prendere un pennello bagnato con il quale “spappolare” un po’ la trama del pattern ottenuto.6a00d8341c766153ef014e88175243970d-450wi

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Mi sembra che cinque suggerimenti in un articolo solo siano abbastanza, vai a provare e magari spediscimi quello che ottieni, sarebbe interessante vedere ciò che scoprirai e come farai tuoi questi metodi.


Questo argomento è trattato in modo approfondito durante le lezioni dei corsi di disegno e pittura che Circolo d’Arti organizza a Cagliari, Senorbì e a Casa Spadaccino (loc. Su Loi, Capoterra), e nel corso sul web. Guarda la lista di tutti i corsi.

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Convegno L’ARTE della Mediazione – La Mediazione nell’ARTE

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L’8 Novembre 2014 all’ex Convento Cappuccini, in Via Brigata Sassari, a Quartu S.E., si è tenuto il convegno internazionale L’ARTE della Mediazione – La Mediazione nell’ARTE.

Il convegno è stato progettato da Chiara Carta e coordinato da Rina Salis e intendeva approfondire attraveva per tema: la mediazione è l’arte della gestione positiva dei conflitti e della ri-attivazione dei canali di comunicazione attraverso i processi di inclusione dei bisogni dell’ “altro”.

La manifestazione è stata accompagnata da una mostra collettiva di pittura sul tema “I percorsi artistici della Mediazione”e dalla estemporanea di disegno e pittura dei ragazzi del liceo artistico di Quartu. In quella occasione gli studenti sono stati invitati a partecipare al concorso “La Mediazione è…”.

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La nostra associazione ha contribuito con una offerta in denaro alla formazione dei premi per il concorso riservato agli studenti ed è stata invitata a coordinare la giuria, Mimma Farci ha offerto ai vincitori del primo premio di entrambe le sezioni un laboratorio sulla pittura a tempera all’uovo.

La premiazione è avvenuta nella Sala Consiliare del comune di Quartu Sant’Elena alla presenza del Sindaco.

Ecco le opere premiate: 
Categoria “espressione artistica”: primo classificato Matteo Cocco; secondo classificato Erika Madeddu; Categoria “fotografia”: primo classificato Chiara Deiana; secondo classificato Giacomo Bachis.

Primo premio arti manuali: Matteo Cocco Secondo premio arti manuali: Erika Madeddu Primo premio fotografia: Chiara Deiana Secondo premio fotografia: Giacomo Bachis
 Ed alcune foto della premiazione
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Multimedialità, Legalità, Creatività: la parola ai giovani

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Emanuela_LoiConcorso organizzato da FIDAPA in memoria di Emanuela Loi.

Un concorso artistico riservato ai ragazzi dagli 11 ai 30 anni in memoria di Emanuela Loi, che la FIDAPA Distretto Sardegna dedica ogni due anni alla memoria di questa giovane Agente di Polizia, Medaglia d’Oro al valore, morta nella strage di via D’Amelio, dove perse la vita il Magistrato Borsellino.
Il concorso si svolge sul web e chi è interessato a partecipare può pubblicare la sua opera sul sito:
http://www.concorsoemanuelaloi.net/ entro il 15 aprile 2015. Dal 16 aprile si potrà votare sul sito e il 15 maggio ci saranno le premiazioni.
unnamedLe opere si dividono in due sezioni: letteraria e artistica.
Per partecipare bisogna accreditarsi nel sito apposito e gli stessi partecipanti voteranno on line le opere esposte.
I limiti di età sono fissati tra gli 11 e i 30 anni.

Tema e sezioni

Gli elaborati dovranno esprimere riflessioni e considerazioni sul tema della Legalità nel quotidiano, concretamente applicata alle comuni situazioni che tutti incontriamo nella vita di ogni giorno.
I lavori potranno essere presentati per le seguenti due sezioni del concorso:
− Area artistica: prodotti grafico-pittorici, musicali, plastici, lavori manuali di vario genere
(da inserire sotto forma di ripresa video o foto), filmati (max. 3 minuti);
− Area letteraria: riflessioni, aneddoti, episodi di vita vissuta, poesie, testi informativi (max.40 righe).

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L’importanza del bianco e nero

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 A volte ti trovi a leggere articoli che vorresti aver scritto tu, per quanto sono azzeccati nell’esprimere proprio ciò che pensi, proponendo esempi giusti e precisi concetti legati al fare immagini con propositi artistici.
È il caso di “Perché fare foto in bianco e nero?” su Didatticarte, il blog di Emanuela Pulvirenti che non finirò mai di raccomandare.
Giorni fa ho pubblicato un articolo sull’importanza di comprendere i valori di chiaroscuro, beh la lettura dell’articolo di  che vi sto segnalando è un perfetto corollario per comprendere perché insisto tanto su questo aspetto.
Andatelo a leggere, e poi leggetevi tutto il resto del blog!
Non so se Emanuela dipinge ma spiega molto bene dal punto di vista critico, aspetti importantissimi del nostro mestiere, e lo fa in modo piano, semplice e sorprendentemente facile da comprendere.
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Il progetto tavolozza

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Jason Peck è un “detective del colore”. Per settimane ha indagato su famosi pittori ad olio e frugato nei cataloghi delle industrie di colori per scoprire esattamente quali sono i colori che i migliori pittori spremono sulle loro tavolozze. Se anche tu ti sei trovato in un negozio di belle arti, di fronte ad un catalogo di colori, chiedendoti cosa diavolo scegliere.

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Diversi anni fa Jason Peck ha deciso di iniziare a collezionare notizie su come diversi antichi maestri, ma anche artisti e illustratori contemporanei, componevano ed organizzavano la propria tavolozza. La scelta è stata fatta tra ritrattisti, pittori di paesaggi in studio e in plein air.

libroalecomplSe vuoi imparare a usare la tecnica del disegno con la penna biro ho preparato per te una dispensa con due lezioni introduttive estratte dalle lezioni del corso di disegno e pittura via web di Circolo d’Arti .


 

L’obiettivo iniziale della ricerca era quello di mettere a confronto le tavolozze per vedere quali colori costituivano una scelta comune ed erano favoriti dalla maggioranza degli artisti odierni e antichi, un minimo comun denominatore in fatto di colori. Un’altro motivo di ricerca era quello di capire come mai alcuni di questi artisti preferissero usare una quantità limitata di pigmenti rispetto alla scelta offerta da una tavolozza più estesa.
p2.smUno schema a griglia ha permesso di comparare le composizioni delle varie tavolozze. I nomi dei pittori sulle ordinate e i vari colori sulle ascisse. I pittori del passato presi in considerazione erano: Carolus-Duran, Monet, Alma-Tadema, Bouguereau, e Sargent, la scelta dei maestri contemporanei comprendeva Allan R. Banks, Marvin Mattelson, e Graydon Parrish,p3.sm
Nella colonna sotto ciascun artista sono stati segnalati i colori che essi usavano, alla fine sono stati scritti i totali di quanto ciascun colore è stato usato dai vari artisti. I risultati sono stati molto significativi e per certi versi inaspettati. Oltre al nero o al bianco, la terra di Siena bruciata ha totalizzato il numero di utilizzatori più alto rispetto agli altri i colori. La lista che segue elenca solo i colori che hanno raggiunto il punteggio più alto:
  1. Bianco=14
  2. Nero=12
  3. Terra di siena bruciata=10
  4. Vermiglione=9
  5. Rosso Veneziano=8
  6. Blu di Cobalto=8
  7. Giallo Ocra=8
  8. Terra di Siena Naturale=7
  9. Terra d’Ombra Naturale=7
  10. Cremisi d’Alizarina=7
  11. Blu Oltremare=6
  12. Giallo di Napoli=5
  13. Terra d’Ombra Bruciata=5
  14. Verde Smeraldo – Viridian=5
  15. Lacca di Garanza=4
  16. Blu di Manganese=4

Degli altri 82 colori presi in considerazione dalla tabella, tutti gli altri hanno totalizzato un valore di 3 o anche meno. È abbastanza sorprendente constatare che i colori di cadmio abbiano un punteggio tanto basso.p1.vsm
Resta interessante capire il motivo per cui molti di questi artisti tendono ad usare una tavolozza limitata.

Possiamo definire una tavolozza “limitata” quando essa contiene 6 colori o anche meno, una tavolozza “estesa” avrà quindi 7 o più colori.

Tavolozze limitate e artisti che le usano

Gli artisti che usano una tavolozza limitata lo fanno per una serie di ragioni:

  1. Dato che hanno molta familiarità con i pochi colori scelti, con le opportune mescole, possono ottenere facilmente qualsiasi colore gli serva.
  2. Amano l’attivita di ottenere mescolando i colori che gli servono piuttosto che comprare colori già pronti, per esempio l’arancione.
  3. Preveriscono i minori costi da affrontare grazie all’uso di una Tavolozza Limitata, ed anche la leggerezza di avere meno “bagaglio” negli spostamenti.
  4. Amano le armonie di colore che si possono ottenere grazie all’uso di pochi colori di partenza ben conosciuti.

L’uso di una tavolozza estesa offre vantaggi diversi:

  1. Anche se hanno una buona conoscenza della pittura con una tavolozza limitata, preferiscono avere a disposizione certi colori già pronti – ad esempio il nero.
  2. Preferiscono comprare certi colori già pronti piuttosto che dover continuamente impastare un certo colore che prevale nell’opera che intendono realizzare.
  3. Può darsi che si trovino a corto di tempo e – semplicemente – trovino che un tubo di colore premescolato li aiuti a velocizzare il lavoro.

Alcune ovvie verità

Dobbiamo ammetterlo: le terre, i colori giallastri e quelli bluastri possono incrementare di molto il numero dei colori ospitati sulla tavolozza. Una Tavolozza Limitata probabilmente ospita un solo rosso, un giallo e un blu, mentre una Tavolozza Estesa avrà probabilmente due rossi, uno tendente al giallo e l’altro bluastro e così via. Sebbene le terre non siano indispensabili e possano essere ottenute abbastanza facilmente da mescole anche su una tavolozza limitata, nella mente di un utilizzatore di Tavolozza Estesa, più semplice avere il tubo di colore pronto all’uso, senza dover ogni volta impastare di nuovo quel tono. Non bisogna pensare che l’uso di una Tavolozza Estesa sia solo frutto di pigrizia, la scelta di un tipo di tavolozza rispetto all’altra più facilmente dipende dalle scelte stilistiche, da fattori legati all’esperienza  o dalle particolari esigenze di quel particolare artista.

In conclusione

Possiamo affermare che non esiste una Tavolozza universalmente accettata come ideale. Puoi scegliere e usare qualsiasi colore ritieni comodo o utile per il tuo lavoro. In fin dei conti l’arte è una forma di espressione personale.

Comunque, alla fine della ricerca e in base alla mia esperienza personale, credo che sia consigliabile avere una buona comprensione ed esperienza di lavoro con una Tavolozza limitata prima di iniziare ad usare Tavolozza Estese. Se pensi di comporre la tua Tavolozza Estesa, dovresti considerare con molta attenzione quali colori giallognoli e quali bluastri daranno i migliori vantaggi alla composizione dei tuoi colori. Per esempio, non avrebbe gran senso sceglere di mettere in tavolozza due rossi tendenti al giallo come il Rosso Carmio Medio e il Vermiglione e magari nessun rosso bluastro come ad esempio la Lacca di Garanza, quindi un rosso giallastro ed uno bluastro costituisticono una scelta migliore.

Per questa settimana la nostra riflessione si ferma qui, dalla prossima settimana analizzeremo la composizione delle tavolozza di una serie di grandi artisti, contemporanei e del passato.

Mi piacerebbe sapere quali sono i colori che amate mettere sulle vostre tavolozze quindi per favore lasciatemi un commento.


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la tavolozza di Anders Zorn

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Il nome del pittore svedese Anders Zorn (1860-1920)  è stato a lungo associato alla sua tavolozza limitata a quattro colori. Rosemary Hoffman, nel libro Northern Light: Nordic Art at the Turn of the Century ha scritto:
“Zorn era noto perché eseguiva i suoi quadri usando una scala di colori molto sobria, limitata a bianco, ocra, vermiglione e nero avorio.”
Hans Henrik Brummer, scrisse nel libro 1986 catalog on Zorn, “fondamentalmente il suo registro si limitava a nero, bianco terra gialla e vermiglione; Altri pigmenti sono usati raramente e solo se necessitano accenti locali.”
Parecchi insegnanti di pittura contemporanei, come Jeff Watts, usano la “Tavolozza di Zorn” (a volte sostituendo il rosso di cadmio chiaro al vermiglione) come strumento didattico perché costringe gli studenti a lavorare con una gamma limitata di colori dai quali però devono cavare abbastanza scelte tonali da coprire le esigenze di gamma della maggior parte dei soggetti pittorici. Il grigio nel contesto di una tavolozza tanto limitata può – per interferenza – apparire con un tono bluastro.
Recentemente, alcuni autori, hanno sollevato dubbi sull’uso di questa tavolozza tanto limitata da parte di Zorn. Bob Bahr dell’American Artist, ha cercato di stabilire che la “cosiddetta” tavolozza di Zorn “si può considerare un ottimo mezzo di pittura ma è un errore attribuire la sua paternità a Anders Zorn.”  Bahr cita Birgitta Sandström, la direttrice del museo della Collezione Zorn a Mora, in Svezia, che dichiara di avere “difficoltà anche a comprendere l’ipotesi che Zorn abbia lavorato con la tavolozza specializzata che viene considerata associata a lui” a causa del fatto che il blu e e il verde sono stati trovati in alcuni dei suoi dipinti, e perché quei colori sono stati trovati tra i materiali del suo studio. La Sandström ci fa sapere che “17 tubetti di blu di cobalto sono presenti tra i 243 tubetti di colore lasciati da Zorn nel suo studio a Mora.” Merit Laine, curatore delle stampe e dei disegni conservati nel Museo Nazionale di Stockholm, “concorda con la constatazione che il concetto di una “tavolozza Zorn” è un po’ un termine improprio.”
Zorn.AC11Non pretendo di essere un esperto del pittore Zorn, ma parlando da pittore, credo che questi commentatori si sbaglino non avendo colto il nocciolo della questione. Nessuno vuole affermare che Zorn abbia sempre usato esclusivamente quella tavolozza ultra limitata.
Ovviamente, molti dei suoi dipinti (come quella qui a fianco) utilizzano una gamma più ampia di colori, tra cui blu. Credo che ci sia anche un problema logico nel tirare in ballo la presenza di tubi di colore blu superstiti. Il fatto non prova gran che. Nel mio caso, il fondo della mia cassetta dei colori è zeppa di decine di colori che non uso mai. Alcuni di questi, come il”Verde Aubusson” e il “Blu Tuareg”, sono stati comprati solo perché costavano pochissimo e non sono mai stati usati; altri non sono stati mai toccati da vent’anni. Certi sono così costosi che non me la soo mai sentita di “consumarli”. Altri ancora hanno perso l’etichetta e non so più che cosa sono. Certi sono così tossici che li evito come se fossero scorie radioattive. Alcuni sono attaccata al fondo del cassetto perché hanno perso olio di lino che seccando li ha incollati li.
Io uso spesso tavolozze limitate, ma non avrei mai immaginato che qualcuno in futuro potrebbe cercare di capire che colori uso frugando nella mia cassetta dei colori.
ZornCoquelinCadetcopyQuali sono invece le prove che Zorn abbia spesso usato la famosa tavolozza di quattro colori? Prima di tutto moltissimi dei suoi dipinti sono evidentemente realizzati usando una gamma cromatica molto stretta, che potrebbe essere stata dipinta proprio con quei pochi colori.
Teoricamente un pittore potrebbe ottenere dipinti con un’apparenza simile a quella ottenuta da Zorn anche lavorando con una tavolozza estesa. Una analisi chimica potrebbe dare risposte più sicure, ma la maggioranza dei pittori che Zorn nominava come suoi esempi ispiratori, come Frans Hals, Diego Velasquez, and James M Whistler, usavano tavolozze molto limitate. Parlare di tavolozze limitate per gli artisti del periodo di Zorn era argomento consueto e comune nell’ambiente professionale artistico del suo periodo. Esistono inoltre moltissime testimonianze di colleghi pittori del periodo che parlano nei loro scritti della tavolozza limitata che questo pittore utilizzava. Per esempio For example, il pittore di formazione europea Birge Harrison (1854-1929), nel suo libro “Landscape Painting” del 1909, scrive: “Un pittore esperto non si lascia disturbare da pigmenti inutili. Seleziona quei pochi toni che sono realmente essenziali e getta da parte il resto come legname inutile. L’artista svedese, Zorn, usa solo due colori: vermiglio e giallo ocra, dato che gli altri due pigmenti presenti sulla sua tavolozza: bianco e nero, sono la negazione del colore. Con questa tavolozza, semplice fino alla povertà, egli ha tuttavia ritenuto – con ragione – che fosse possibile dipingere una immensa varietà di paesaggi e figure.
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Guardando le sue tavolozze, quelle conservate nel museo Zorn, possiamo notare qualche tocco di giallo cadmio, e forse piccole quantità di blu o verde, ma ci troviamo di fronte a una piccola tavolozza ed a una piccola scatola, cosa che sembra sottolineare la prevalenza dei principali quattro colori.
Zorn_Self_portrait_with_a_modelInfine, ecco il suo autoritratto, dove è chiaramente visibile la sua tavolozza, con i quattro colori in bella mostra: bianco, ocra, rosso e nero. Zorn era consapevole della propria immagine, era certamente consapevole di ciò che stava comunicando con la sua immagine agli altri artisti mostrando orgogliosamente la propria tavolozza di soli quattro colori.
Ciò che i dubbiosi devono comprendere è che quella tavolozza limitata, non è segno di impoverimento, piuttosto di padronanza sicura delle proprie risorse. Con le parole di Brummer, “disporre di risorse limitate potrebbe essere un bene.” Gli esperimenti di Zorn con la sua tavolozza limitata sono la dimostrazione del suo virtuosismo, un segno della sua forza come pittore.
LINK UTILI
Anders Zorn complete works (website)
Anders Zorn on Wikipedia
LIBRI
Northern Light: Nordic Art at the Turn of the Century
Zorn: Paintings, Graphics, and Sculpture
Landscape Painting by Birge Harrison
Color and Light: A Guide for the Realist Painter
Un ringraziaamento a Tim Adkins per la foto della tavolozza.

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L’Atelier dell’Errore

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Spesso ascolto Radio tre, è sempre stimolante, mai banale. Tempo fa, la trasmissione “Uomini e profeti” ha presentato Luca Santiago Mora e il suo Atelier dell’Errore.

Questo artista ha lavorato per anni con i piccoli pazienti dell’istituto di neuropsichiatria infantile dell’ASL di Reggio Emilia. Ragazzini fra i 7 e i 14 anni (18 se down), anche se hanno problemi di autismo, apprendimento, socializzazione, e altri handicap, essi sanno esprimere una creatività che sorprende. Grazie alla guida amorevole di Luca, sta nascendo un bestiario fantastico e impensabile.

Pietro Lettieri - Pipistrello Americano Dalle Ali Abbaianti - 2007

Pietro Lettieri – Pipistrello Americano Dalle Ali Abbaianti – 2007

Sul sito di Luca Santiago Mora trovi un resoconto di questa attività meravigliosa e stimolante:

Dicono i ragazzini che questi animali sono quelli che non hanno dato retta a Noè, che non ci son voluti salire, sull’arca, o sono arrivati in ritardo, come a scuola. Poi tutta l’acqua di quaranta giorni e quaranta notti, e sono tutti morti, estinti tutti. Altri invece, non hanno ancora messo zampa sulla terra. In lenta marcia, per lunghe fila, nei cieli, ad arrivare fin quaggiù, ma ci vorrà tempo, un lungo tempo…

Se ci saremo ancora.

Olu Alani - Principe Ybus - 2007 Olu Alani - Salamandra Rossa - 2007 Olu Alani - Trubo Fatr - 2007 Paola Gandolfi - Farfalla Foglia - 2007 Paola Gandolfi - Farfalla Fossile - 2006 Paola Gandolfi - Lumaca Marina - 2007 Paola Gandolfi - Uccello Magico Nodosaria Rafanus - 2006 Paola Gandolfi - Verme Acquatico - 2006 Pietro Lettieri - Carnus Otmin - 2007 Pietro Lettieri - Gallimimo - 2007 Pietro Lettieri - Megatherium Americanum - 2006

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Swap: ritratti in baratto, di Francesco Amadori

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Quando capiti a via Barcellona, a Cagliari, butta sempre un occhio per vedere se la Galleria “L’invisibile” è aperta, tanto sai che ci sarà immancabilmente qualcosa di buono per gli occhi, un bicchiere di rosso e magari un paio di amici per due chiacchiere.
Ti può capitare di imbatterti in una delle mostre più intelligenti e ricche di umori che si sia aperta a Cagliari quest’anno, come quella di Francesco Amadori (non l’inquietante serial killer di pollame, il pittore). L’idea di Francesco è semplice ed elegante, barattare ritratti di per opere d’arte e poi mettere in mostra, sul filo rosso di un confronto il risultato dell’incontro di “amorosi, pittorici sensi” tra lui e più di venti pittori di ogni parte del mondo. Succede a Marina, il quartiere, di qui al 10 maggio non mancare. E se ti capita, non essere timido, cerca di scambiare due chiacchiere con Francesco, rischi di passare un paio d’ore in compagnia di una persona simpatica e competente, innamorata della pittura e appassionata d’arte. Un incontro che ricorderai, non te lo far sfuggire.
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